Milano, 2 luglio 2025 – Il primo file audio fu inviato alle 2.15 da Manuel Mastrapasqua alla fidanzata, Ginevra. Esprimeva l'idea che “il tempo scorre”, spiegava alla ragazza di essere sceso prima dal mezzo pubblico che aveva preso per tornare a casa da Milano a Rozzano dopo il lavoro perché "mi scappava la pipi'": “Devo fare 40 minuti a piedi ma non mi da' fastidio, perché domani sono di riposo”.

Il secondo messaggio è stato registrato alle 2.56, subito dopo l’accoltellamento. Manuel prese il telefono e cerco' disperatamente di chiedere aiuto. “Amore, ti prego, ti amo”, è la frase registrata prima della morte. Non riuscì a inviare quel file, rimasto nella memoria del suo smartphone, drammatica testimonianza anche dei primi soccorsi da parte dei carabinieri.
Due messaggi agli atti dell'inchiesta che oggi il legale dei familiari, avvocato Roberta Minotti, ha fatto ascoltare in aula, nel processo davanti alla Corte d'Assise di Milano a carico di Daniele Rezza, il ventenne che ha accoltellato Manuel a ottobre dell'anno scorso per rubargli un paio di cuffie e per il quale la Procura ha chiesto 20 anni di carcere. “Manuel diceva che il tempo scorre e il suo tempo era agli sgoccioli - ha spiegato il legale - è stato ucciso da Rezza, che voleva fare del male a qualcuno a caso. Rezza non è uscito con il coltello perché era insicuro ma perché era un delinquente, un bullo di periferia”.