NICOLA PALMA
Cronaca

Le indagini sul giallo di Maurizio Rebuzzini: la chiamata del figlio alle 18.34, l’allarme al 112 otto minuti dopo

I tabulati confermano: Filippo ha provato a mettersi in contatto col padre poco prima di chiedere aiuto. Sangue cancellato, test in laboratorio per avere conferme sui risultati del luminol. Martedì l’autopsia

Maurizio Rebuzzini è stato soccorso mercoledì sera sul ballatoio dello studio di via Zuretti 2/A

Maurizio Rebuzzini è stato soccorso mercoledì sera sul ballatoio dello studio di via Zuretti 2/A

Milano – L’ultima chiamata di Filippo Rebuzzini al genitore Maurizio è avvenuta alle 18.34 di mercoledì. Otto minuti dopo, il quarantaquattrenne ha contattato il 112 per chiedere aiuto: “Venite, mio padre si è sentito male”. Poi ha provato a rianimarlo con l’aiuto di una vicina, ma i suoi tentativi si sono rivelati vani come quelli dei sanitari di Areu: il settantaquattrenne è stato dichiarato morto al Fatebenefratelli alle 19.45. Il particolare emerge dalle indagini degli investigatori della Squadra mobile, coordinati dal pm Maria Cristina Ria, che stanno verificando la versione messa a verbale dal figlio del critico cinematografico attraverso l’analisi del cellulare (preso in consegna insieme ai vestiti che l’uomo indossava quella sera) e dei tabulati telefonici.

Martedì l’autopsia dovrebbe dare più certezze sulle cause del decesso, anche se il referto medico non sembra lasciare troppi dubbi: le escoriazioni multiple e soprattutto la “lesione circonferenziale del collo” fanno pensare che Rebuzzini sia morto per strangolamento. Quando è stato soccorso, perdeva sangue da un orecchio. Venerdì gli specialisti della Scientifica hanno effettuato un lungo sopralluogo nello studio di via Zuretti 2/A a caccia di tracce ematiche lavate o cancellate: bisognerà attendere la conferma del laboratorio per capire se il luminol abbia dato falsi positivi, come a volte capita, o se il composto chimico abbia effettivamente esaltato qualche macchia eliminata per sviare le indagini. Le tute bianche di via Fatebenefratelli hanno anche eseguito i tamponi per rintracciare eventuali impronte utili e si sarebbero portati via alcuni reperti.

Sotto la lente pure i filmati registrati dalle telecamere di videosorveglianza installate nella zona, che potrebbero aver immortalato ingressi o uscite di persone sospette dal palazzo a due passi dalla Stazione Centrale. Inutile aggiungere che al momento la pista privilegiata da chi sta indagando è quella che porta a un delitto, sebbene l’ipotesi del gesto volontario non sia stata comunque scartata a priori per scandagliare a fondo tutti i possibili scenari.

Dal canto suo, Filippo Rebuzzini ha sempre ribadito di non credere che qualcuno abbia assassinato il padre:Era una persona buona, gli volevano tutti bene, non era uno che litigava. Conoscendolo, è remotissima la possibilità che qualcuno possa avergli fatto del male”. I due si frequentavano quotidianamente, racconta chi li conosce bene. L’unico precedente noto risale al 2016, quando un litigio molto acceso aveva richiesto l’intervento delle forze dell’ordine. Poi più nulla. Molto più di recente, proprio il giorno della morte di Rebuzzini, il quarantaquattrenne è stato invece denunciato da un uomo di 35 anni con le accuse di atti persecutori e lesioni per una serie di presunte aggressioni andate in scena tra viale Lunigiana e via Sammartini.