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Morte Maurizio Rebuzzini, il figlio Filippo non crede nell’omicidio: mio padre non litigava con nessuno

“Conoscendolo, è remotissima la possibilità che qualcuno possa avergli fatto del male. La fotografia era la sua vita e non c’era giorno che non passasse dal suo studio”

Lo studio di Maurizio Rebuzzini, nel riquadro, al piano terra di via Zuretti 2/A

Lo studio di Maurizio Rebuzzini, nel riquadro, al piano terra di via Zuretti 2/A

Milano, 18 settembre 2025 - All’omicidio non ci crede proprio e pensa che la morte del padre sia dovuta a cause naturali o a un incidente.

"'Mio padre era una persona buona, gli volevano tutti bene, non era uno che litigava. Conoscendolo, è remotissima la possibilità che qualcuno possa avergli fatto del male''. Lo dice Filippo RebuzzinI, figlio del critico fotografico Maurizio, morto a Milano in circostanze che hanno fatto aprire un'inchiesta alla Procura.

Il figlio non vuole nemmeno sentire la parola omicidio e pensa che la morte di suo padre sia dovuta a cause naturali o a un incidente: "Ha operato con una grande etica e professionalità, sempre per il bene e per l'interesse culturale della fotografia. Questo è il motivo per cui era unanimemente apprezzato e grande amico di tanti fotografi importanti'', racconta.

"La fotografia era la sua vita. Non ho un ricordo di mio padre che fa una vacanza. Non c'è stato un giorno in cui non passasse dallo studio a fare qualcosa inerente alla rivista o a un'idea che aveva in testa".

'Mio padre era un critico fotografico, giornalista, editore e direttore responsabile della sua rivista 'FOTOgraphia' fondata nel '94. È stato per anni docente all'università Cattolica di Brescia e ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Ha operato con una grande etica e professionalità, sempre per il bene e per l'interesse culturale della fotografia. Questo è il motivo per cui era unanimemente apprezzato e grande amico di tanti fotografi importanti'', racconta il figlio, mentre continua a ricevere messaggi di condoglianze da professionisti del settore.

“Tutta la sua vita ha sempre ruotato intorno alla fotografia, che era la sua grande passione e sostanzialmente l'unica cosa che gli interessasse. Era difficile avere una conversazione con lui senza arrivare a parlare di fotografia, ma lui utilizzava la fotografia per parlare di vita. Una cosa che diceva spesso era: 'La fotografia non è un arido punto di arrivo ma uno splendido punto di partenza, per cui si può arrivare a parlare di tutto'. Ed è quello che lui ha fatto''. Nonostante gli impegni professionali, ''anche se stava scrivendo un articolo, se io gli chiedevo di prendere un caffè, mio padre mollava lì tutto e arrivava''.

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Per questo quando ieri il padre non gli ha risposto, Filippo si è ''allarmato'' ed è andato a cercarlo nello studio di via Zuretti, trovandolo privo di sensi. Inutili i tentativi di rianimazione, il 74enne portato d'urgenza all'ospedale Fatebenefratelli, è morto poco dopo. Le ecchimosi sul suo collo fanno ipotizzare che possa essere stato strangolato. Qualunque sia la causa di morte, per il figlio una cosa è certa: ''Purtroppo la fotografia italiana ha perso un grande professionista e una grande persona''.