MARIANNA VAZZANA
Cronaca

L’addio al maestro. Docente e divulgatore. Univa rigore e fantasia

Fondatore della rivista FOTOgraphia, insegnava all’Università e curava mostre. Affezionato alla Martesana. L’amico: "Sperimentava sempre, apriva mondi".

Maurizio Rebuzzini nella foto del suo profilo Facebook

Maurizio Rebuzzini nella foto del suo profilo Facebook

di Marianna Vazzana

MILANO

Figura di riferimento per professionisti e appassionati del mondo della fotografia da mezzo secolo, "la sua è una voce autorevole che si è spenta per sempre". "Un uomo di una cultura immensa". "Le sue lezioni mi risuoneranno in testa". Sono alcuni dei commenti di amici, colleghi e allievi di Maurizio Rebuzzini, giornalista e notissimo critico fotografico morto mercoledì al Fatebenefratelli dopo essere stato trovato riverso e in arresto cardiocirolatorio sul ballatoio del suo studio in via Zuretti 2/A, a due passi dalla stazione Centrale. I segni di strangolamento sul cadavere fanno pensare che sia stato ucciso. Ma da chi? E perché? Un giallo da risolvere. "Nessuno poteva aspettarsi una cosa del genere. Fa male sapere che se ne sia andato e che sia successo in modo cruento", dice Nino Romeo, libraio milanese e fotografo che conosceva Rebuzzini. "L’ho incontrato per la prima volta 25 anni fa al centro sociale di via Scaldasole – racconta – dove aveva tenuto un laboratorio mettendosi a disposizione dei giovani, e non ho più smesso di ammirarlo. Di lui mi colpiva soprattutto la capacità di sperimentare, per esempio utilizzava anche delle macchine fotografiche a basso costo, come le “Holga“, con obiettivi meno performanti rispetto a quelli professionali, e le abbinava a rullini scaduti. Ciò che era sfocato, non definito, nelle sue mani sapienti apriva lo sguardo su un mondo".

Rebuzzini si occupava di fotografia dal 1972, da quando aveva 21 anni e rimase stregato da una macchina fotografica Nikon F. Intrecciava il rigore storico alla fantasia, con attenzione al linguaggio e al costume. Oltre all’attività accademica, nel 1994 aveva fondato la rivista mensile FOTOgraphia, laboratorio di pensiero critico e piattaforma di confronto internazionale, che dirigeva. Ma era anche presidente dell’associazione culturale Obiettivo Camera oltre che docente a contratto di Storia della Fotografia alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Brescia. Teneva corsi e wokshop, ha scritto diversi libri e ha curato importanti mostre, come ad esempio la sezione storica degli apparecchi fotografici al Museo nazionale Alinari della Fotografia di Firenze.

Era affezionato al suo quartiere: nato in via Bordoni, tra la zona della stazione Centrale e Repubblica, a novembre del 1965 si era trasferito in via Edolo, dove poi è rimasto per tutta la vita, aggiungendo poi lo studio in via Zuretti, a due passi. Due anni fa aveva trovato una cartolina a un mercatino che raffigurava l’antica via Melchiorre Gioia con la Martesana scoperta. E aveva scattato una fotografia nello stesso luogo a distanza di decenni, poi pubblicata su Facebook, per mostrare il cambiamento. "Ho vissuto la vita nel Naviglio Martesana, con le sue coperture successive: 1961, dal centro a viale Lunigiana; secondi anni Sessanta, da viale Lunigiana alla Cassina de’ Pomm", raccontava.

Per gli addetti ai lavori è stato un punto di riferimento anche per le sue riflessioni sul senso delle immagini e sull’evoluzione della cultura visiva. "Il mondo della fotografia gli deve tanto", continua Romeo. "Ci sentivamo via mail o via Facebook. Sono in contatto anche con il figlio Ottavio Maledusi, con il quale stavo organizzando un incontro di presentazione del suo libro “Amici Miei“", un’opera di ritratti multipli con oltre 150 professionisti e personalità di spicco nel panorama fotografico italiano. Adesso però è tempo di lacrime. Sui social si raccolgono messaggi di cordoglio. "Speriamo si scopra chi ti ha fatto tutto questo", scrive un amico. Sabrina C., sua allieva, ricorda "la tua voce, la tua calma, tutto l’amore per la fotografia che riuscivi a trasmettere in ogni singola parola". Ora "Buon viaggio verso la luce, quella perfetta che si trova solo in Paradiso".