
Marco Cutrona morto dopo essere stato investito il 20 giugno a due passi dall’Arco della Pace
Marco Cutrona, si è tolto la vita V.L., il cinquantunenne che quella notte era al volante dell’Audi TT che travolse il ventenne: stando a quanto risulta, il suicidio è avvenuto nel Comune di nascita dell’uomo, che era originario della provincia di Foggia ma che da tempo si era trasferito a Como.
Milano, 13 settembre 2025 – Una tragedia nella tragedia. A poco meno di tre mesi dall’investimento letale diOre 3.20 del 20 giugno, l’Arco della Pace è lì a due passi. Marco è uscito di casa pochi minuti prima: vive in uno stabile di via Traiano con madre e nonno. È in giro a quell’ora perché alle 4 lo aspettano al forno Lisandri di via Fiamma: sta imparando il mestiere di panettiere. Col suo monopattino elettrico percorre la ciclabile di corso Sempione: ha pure il caschetto protettivo.
All’incrocio con via Canova, il semaforo è lampeggiante: per arrivare dall’altra parte della strada, c’è un percorso misto composto da strisce pedonali e corsia riservata alle due ruote. Dal curvone sbuca da destra la TT guidata da V.L. l’automobilista dovrebbe quantomeno rallentare in prossimità dell’attraversamento per accertarsi che non ci sia nessuno, e in caso contrario dare la precedenza a pedoni, ciclisti o monopattinisti. Così non accade.
L’impatto tra i due veicoli è devastante per il ragazzo: Marco viene scaraventato a una ventina di metri di distanza, sullo spartitraffico lato via Melzi d’Eril; i soccorsi saranno inutili.
Scattano le indagini dei ghisa del Radiomobile, che mettono a verbale la versione del cinquantenne e lo sottopongono al pretest dell’etilometro: lo strumento che misura il livello di etanolo per litro di sangue rimanda il risultato di 1,28, più del doppio rispetto alla soglia massima di 0,50. Ben più del limite di 0,80, oltre il quale la guida in stato di ebbrezza diventa reato. E pure un’aggravante nell’inchiesta per omicidio stradale che vede l’automobilista denunciato a piede libero. Un’inchiesta ora destinata a chiudersi per morte dell’indagato.