
Marco Cutrona, 20 anni, nel forno Lisandri di via Fiamma in cui lavorava dal 2023
Milano, 22 giugno 2025 – I ghisa hanno capito subito che Marco Cutrona stava andando al lavoro in una panetteria: aveva già addosso il grembiule che usava nel forno Lisandri di via Fiamma 20, lì dov’era diretto venerdì per iniziare il turno alle 4. Il ventenne aspirante fornaio faceva tutte le notti lo stesso tragitto: partiva dallo stabile di via Traiano dove viveva con la mamma e il nonno di origini bulgare e con ogni probabilità percorreva prima viale Certosa in direzione centro e poi corso Sempione, sulla corsia ciclabile ricavata sul parterre alberato. Alle 3.20 dell’altra notte, il suo monopattino elettrico ha incrociato alla fine della pista dipinta di rosso la traiettoria dell’Audi TT guidata dal cinquantenne Vincenzo L., nativo della provincia di Foggia e residente a Como, che l’ha travolto all’angolo con via Canova, non lasciandogli scampo.
A quell’ora, il semaforo era lampeggiante, e di conseguenza l’automobilista avrebbe dovuto quantomeno rallentare in prossimità dell’attraversamento ciclopedonale per accertarsi che non ci fosse nessuno; in caso contrario, avrebbe dovuto fermarsi e dare precedenza a pedoni, ciclisti o monopattinisti. Così evidentemente non è stato. Anzi, la dinamica dello scontro lascia pensare che il cinquantenne non si sia minimamente avveduto della presenza di Marco, come peraltro avrebbe confermato lui stesso ai vigili nei minuti immediatamente successivi all’impatto letale: “Non me ne sono accorto, non l’ho visto arrivare. Ho notato solo una sagoma all’ultimo...”, le frasi che avrebbe pronunciato. Chi ci ha parlato ne ha percepito certamente lo choc provocato dall’incidente, ma anche la scarsa lucidità generata dall’abuso di alcol: pare che l’uomo fosse reduce da una serata trascorsa in un locale.
E la prova dell’etilometro, che è prassi in caso di schianti mortali o con feriti gravi, ha dato conferma della sensazione iniziale: il primo test ha rimandato il risultato di 1,28 grammi di etanolo per litro di sangue, un valore più che doppio rispetto al limite massimo di 0,50 fissato dal Codice della strada e superiore pure alla quota di 0,80, valicata la quale la guida in stato di ebbrezza diventa un reato.
E ora un’aggravante nell’inchiesta per omicidio stradale aperta dal pm Cristian Barilli, che vede il conducente della TT indagato a piede libero. La Procura ha già disposto l’autopsia per chiarire le cause del decesso del ventenne (sbalzato a venti metri di distanza contro il cordolo dello spartitraffico lato Melzi d’Eril), nonché il sequestro dei due veicoli e del caschetto che Marco indossava al momento dell’impatto e che è stato ritrovato sull’asfalto.
Uno degli obiettivi prioritari degli specialisti del Radiomobile, guidati dal comandante Gianluca Mirabelli, è quello di capire a che velocità stesse viaggiando l’Audi quando ha investito il giovane panettiere, che ormai aveva quasi completato l’attraversamento della carreggiata sulla ciclabile. In assenza di immagini registrate da telecamere, il numero di chilometri orari si può comunque calcolare (al netto di fisiologici margini di errore) valutando i danni riportati dai mezzi coinvolti e il punto in cui è stato soccorso Marco, morto subito dopo il ricovero al Niguarda.
L’eccesso di velocità diventerebbe un’ulteriore aggravante per l’automobilista se pari ad almeno il doppio del limite consentito in quel tratto di strada e comunque non inferiore a 70 chilometri orari. In città il limite è fissato a 50, ma in prossimità di incroci con semaforo lampeggiante la quota si abbassa. Di quanto? Dipende da una serie di fattori: dalle condizioni atmosferiche a quelle di visibilità, specie nelle ore notturne.