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I giudici del Riesame sull’urbanistica milanese: “Non c’è prova di corruzione, svilente la tesi del pm”

Il Tribunale della Libertà smonta l’impianto accusatorio nei confronti dell’architetto Alessandro Scandurra arrestato e tornato libero come gli altri indagati: “Il pagamento parcella in conflitto di interessi non è tangente"

L'architetto Alessandro Scandurra tra gli indagati eccellenti nell'inchiesta sull'urbanistica milanese: revocati i domiciliari, è tornato in libertà

L'architetto Alessandro Scandurra tra gli indagati eccellenti nell'inchiesta sull'urbanistica milanese: revocati i domiciliari, è tornato in libertà

Milano – Non è "sufficiente l'esistenza di un pagamento e lo svolgimento della funzione pubblica in presunto conflitto di interessi per poter ritenere sussistente un accordo corruttivo".

Lo scrive il Tribunale del Riesame di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui sono stati annullati gli arresti domiciliari per l'architetto Alessandro Scandurra nell'ambito della maxi inchiesta sull'urbanistica milanese.

Per i giudici del Riesame, pm e gip hanno contestato il reato di corruzione grazie a una "semplificazione argomentativa" definita "svilente". Soprattutto perché, si legge in un passaggio del provvedimento, "il gip omette di considerare che Scandurra è un professionista di alto livello, destinatario di riconoscimenti internazionali. Ha svolto i suoi incarichi per i quali ha ricevuto il giusto compenso". Negli atti di indagine, sottolinea ancora il Riesame, "non vi è traccia di sovrafatturazioni o di fatture false" ma soltanto di "compensi, peraltro, in linea o addirittura inferiori alle tariffe professionali dell'Ordine degli Architetti", che proprio per questo "non possono di certo definirsi 'lucrosi' o 'assai remunerativi' nell'accezione negativa attribuita dal Gip".

Inchiesta urbanistica a Milano, i sei indagati interrogati a Palazzo di Giustizia: Alessandro Scandurra, Giuseppe Marinoni,  Giancarlo Tancredi, Manfredi Catella, Andrea Bezziccheri e Federico Pella
Inchiesta urbanistica a Milano, i sei indagati interrogati a Palazzo di Giustizia: Alessandro Scandurra, Giuseppe Marinoni, Giancarlo Tancredi, Manfredi Catella, Andrea Bezziccheri e Federico Pella

Perciò "non si comprende sulla scorta di quali evidenze il Gip abbia ritenuto che gli incarichi di progettazione siano stati affidati a Scandurra in ragione della sua funzione pubblica e non dell'attività di libero professionista". Per i giudici del Riesame, i pm non hanno " dimostrato il patto corruttivo" necessario per contestare il reato di corruzione. Dagli atti di indagine, evidenziano, emerge "un quadro fattuale confuso che non permette di apprezzare se Scandurra avesse concretamente polarizzato attorno a sé una cerchia di imprenditori risoluti a pagarlo per ottenere l'aggiudicazione di pareri favorevoli dalla Commissione per il Paesaggio".