
Il sindaco Giuseppe Sala insieme al magnate dell'immobiliare Manfredi Catella
Milano – C’è anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, tra gli indagati nella nuova inchiesta della Procura di Milano che ha spinto i pubblici ministeri a chiedere l’arresto per sei persone, tra cui il suo assessore all’Urbanistica, Giancarlo Tancredi, l’ex presidente della Commissione Paesaggio, Giuseppe Marinoni, nonché il magnate dell’immobiliare, Manfredi Catella, che ha fondato e amministra il gruppo Coima, società che sta ridisegnando lo skyline milanese.
Sala, secondo quanto riporta il Corriere della Sera, risulta coinvolto in un’indagine per due diverse ipotesi reati. La prima riguarda “false dichiarazioni su qualità personali proprie o di altre persone”, ovvero dichiarazioni mendaci relative alla posizione di Marinoni, in particolare l’asserzione secondo cui non vi fossero conflitti di interesse tra lui e alcuni costruttori o progettisti le cui opere erano oggetto di valutazione da parte della Commissione Paesaggio. Secondo la Procura, tali conflitti erano invece noti a Sala già al momento della riconferma di Marinoni – all’epoca già sotto indagine – come presidente dell’organismo per il periodo 2025-2029, decisione presa nel dicembre 2024. La Commissione è stata successivamente sciolta e risulta attualmente priva di guida.
Il secondo capo d’accusa ipotizza un coinvolgimento di Sala in un episodio di induzione “indebita a offrire o promettere utilità”, legato al progetto di riqualificazione dell’ex grattacielo “Pirellino”, elaborato dagli architetti Catella e Boeri, progetto che è ancora oggi oggetto di controversie legali.
La replica di Sala
Sala respinge ogni accusa. E anzi trova “allucinante che il sindaco apprenda da un giornale di essere indagato e non dalla Procura. Si tratta di un metodo inaccettabile”. Poi afferma: “Il Pirellino? L’abbiamo venduto nel 2019 e siamo ancora fermi. Sono passati sei anni e i lavori non sono mai partiti. Altro che induzione, è stata una continua discussione perché non abbiamo mai trovato un accordo su quello che potevano fare”.

Riguardo la questione della Commissione, afferma: “La composizione della Commissione Paesaggio viene gestita da un’apposita struttura del Comune che seleziona i profili e decide i componenti. Il rapporto tra sindaco e commissione è praticamente nullo. Aggiungo che non ho mai avuto il numero di Marinoni”.
L’inchiesta
Gli “interessi personali di guadagno” di Giuseppe Marinoni, 64enne ex presidente della Commissione per il paesaggio del Comune di Milano, secondo i pm “si incrociano con quelli di Catella in una spirale corruttiva in un contesto ambientale che le alimenta di continuo”. Manfredi Catella “ha bisogno di Marinoni” e del suo potere in Comune e “reciprocamente hanno innescato un perverso circuito corruttivo che li lega e non può interrompersi”.
Catella era impegnato a «rifare parti della città», secondo l’espressione usata in una chat con Stefano Boeri da parte di un architetto, e aveva bisogno di una sponda a Palazzo Marino. Per questo sarebbe stato corrotto anche l’ex componente della Commissione Alessandro Scandurra, che avrebbe ricevuto come “utilità” da parte di Coima incarichi remunerati con parcelle per 138.873 euro “piegando l’esercizio della sua funzione valutativa in seno alla commissione in favore” della società. Catella non è un costruttore qualunque, ma è il fondatore e il Ceo di un colosso che negli ultimi anni ha trasformato lo skyline di Milano, firmando progetti come Porta Nuova e ora il Villaggio olimpico, futuro studentato dopo i Giochi invernali 2026, nell’ex scalo Porta Romana.
Dal suo quartier generale in piazza Gae Aulenti, nel maggio scorso, a margine di un incontro aveva chiesto “regole chiare e trasparenti” a livello nazionale sull’urbanistica, sollevando il rischio di una fuga degli investitori di Milano. Ora rischia gli arresti domiciliari, e il 23 luglio dovrà comparire davanti al gip Mattia Fiorentini per l’interrogatorio preventivo. Convocazione che gli è stata notificata poco prima della partenza in aereo, per un viaggio già programmato. “Abbiamo provveduto tempestivamente a fornire quanto ci è stato sinora richiesto – spiega Coima in una nota – e a svolgere le verifiche interne per confermare la regolarità in merito, che avremo modo di rappresentare con chiarezza nella sede giudiziaria. La trasparenza e la legalità sono fondanti per il nostro gruppo e per tutti noi, e avremo modo di affermarlo con determinazione”.
Indagato anche Boeri
Tra gli indagati a piede libero figura anche l’archistar Stefano Boeri, presidente della Triennale di Milano, creatore del Bosco verticale poi replicato in tutto il mondo. Boeri, che è stato assessore alla Cultura nella Giunta Pisapia, è imputato in altri due procedimenti a Milano: per turbativa d’asta e false dichiarazioni per il caso della Biblioteca europea di informazione e cultura e per abuso edilizio sul progetto Bosconavigli, una delle operazioni immobiliari finite sotto la lente dei pm. Ora, secondo le accuse, in merito all’intervento di riqualificazione del Pirellino, l’assessore comunale milanese Giancarlo Tancredi avrebbe fatto “proprie le richieste di Boeri e Catella”, ossia dell’archistar e dell’immobiliarista, che “minacciavano la “rottura“ delle relazioni che la mancata approvazione” da parte della Commissione paesaggio “avrebbe provocato”.
Progetto, quello della Torre Botanica parte della più ampia operazione Pirellino, che infine è saltato. «Io e il mio studio abbiamo operato in maniera corretta – sottolinea Boeri – a proposito di un’architettura che da tempo, come è noto, è stato deciso di non realizzare. Confido che l’autorità giudiziaria accerterà al più presto la mia totale estraneità». Tra i professionisti sotto inchiesta ci sono anche altri grossi nomi dell’architettura milanese, come Antonio Citterio e Patricia Viel, titolari dello studio Acpv, ieri perquisito dalla Gdf. Lo studio avrebbe remunerato Marinoni con una consulenza da 10.040 euro.