
Il presidio dei cittadini a un anno dall’avvio dell’inchiesta «Chi ha sbagliato paghi ma noi chiediamo tutele»
"Dopo un anno di blocco e di sospensione è un bel regalo. Speriamo che se qualcuno ha sbagliato ne paghi le conseguenze perché finora gli unici che le stanno pagando siamo noi famiglie. La nostra situazione è la stessa, con mutui già accesi e prestiti fatti". Il portavoce del comitato “Famiglie sospese“, Filippo Maria Borsellino, torna a dar voce alle migliaia di famiglie che si ritrovano nel limbo, con le case acquistate ancora bloccate dopo le inchieste urbanistiche. Ieri una rappresentanza si è riunita davanti a Palazzo Marino, a un anno dall’avvio della vicenda. Proprio nel giorno in cui è arrivata la notizia della richiesta da parte della Procura di Milano di arresti domiciliari per l’assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi e per l’imprenditore Manfredi Catella, fondatore e amministratore delegato di Coima. Tra gli indagati, anche l’architetto Stefano Boeri. Secondo il comitato all’inizio dell’inchiesta erano 1.625 i nuclei familiari, con 26-28 progetti bloccati. "Poi siamo arrivati a una stima di 4.500 nuclei".
"Non lasciate sole le famiglie", il grido di chi è coinvolto. "Non possiamo essere noi, del tutto estranei ai fatti contestati, a pagare il prezzo più alto, vedendoci portare via il presente, il futuro e la serenità", ha dichiarato Borsellino. I diretti interessati avevano chiesto l’apertura di un tavolo di aggiornamento con le istituzioni, gli operatori del settore e i rappresentanti della filiera edilizia, per discutere soluzioni concrete, "ma al momento mancano i presupposti minimi di chiarezza e responsabilità". Il comitato rinnova il proprio appello alle istituzioni. "Non chiediamo privilegi né scorciatoie. Chiediamo che lo Stato riconosca e protegga chi ha investito tutto. I nostri risparmi, i nostri sogni, la nostra stabilità meritano rispetto".
M.V.