REDAZIONE MILANO

La “nobile veste” che nascondeva il trucco occulto del Comune di Milano per “aggirare le regole urbanistiche”

Il consulente dei pubblici ministeri: “Dal 2014 volontà politica di occultare funzioni urbanistiche sotto la veste del paesaggio”. Competenze miste non ammesse dalla normativa

L'assessore comunale all'Urbanistica Giancarlo Tancredi e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala

L'assessore comunale all'Urbanistica Giancarlo Tancredi e il sindaco di Milano, Giuseppe Sala

Milano – Il Comune di Milano ha violato il “Codice dei beni culturali e del paesaggio” mescolando impropriamente le funzioni della Commissione per il paesaggio, finita al centro della maxi-inchiesta sull’urbanistica milanese. È quanto emerge dalla relazione tecnica dell’ex docente di urbanistica Alberto Roccella, consulente dei pubblici ministeri, depositata il 13 agosto agli atti del tribunale del Riesame.

Secondo l’esperto, l’amministrazione comunale ha attribuito alla commissione “funzioni in materia urbanistica ed edilizia” invece di limitarsi alla sola “tutela paesaggistica”, mentre le norme non consentono “possibilità di contaminare” le due competenze. Una violazione che si protrae dal 2014 e che nasconderebbe, secondo Roccella, una “volontà politica” di occultare “sotto la nobile veste del paesaggio lo svolgimento delle funzioni di rilevantissimo impatto, anche economico, in materia di urbanistica e edilizia”.

La commissione, sciolta ad aprile scorso, operava infatti “in composizione unica” svolgendo contemporaneamente sia funzioni paesaggistiche che edilizie, in violazione dell’articolo 146, comma 6, del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Questa norma stabilisce che gli enti delegati dalla Regione “devono garantire la differenziazione tra attività di tutela paesaggistica ed esercizio di funzioni amministrative in materia urbanistico-edilizia”.

Approfondisci:

Inchiesta urbanistica a Milano, bandi cuciti su misura: “Imprese predestinate. Ecco la spartizione”

Inchiesta urbanistica a Milano, bandi cuciti su misura: “Imprese predestinate. Ecco la spartizione”

Il problema nasce dal regolamento edilizio del 2014, con cui Milano “ha fatto rivivere la commissione edilizia, rovesciando il rapporto esistente in passato con la commissione paesaggistica”. In questo modo, spiega il consulente dei pm Petruzzella, Filippini e Clerici del pool dell’aggiunta Tiziana Siciliano, si è creata una “indebita protrazione del sistema istituito” da una legge regionale del 1997 “ormai abrogata”.

La relazione di Roccella offre “chiarimenti di carattere normativo sulla commissione comunale per il paesaggio, con specifico riferimento alla situazione attuale del Comune di Milano” e sottolinea come questa “violazione” sia “sfuggita alla Regione Lombardia”, che pure aveva il compito di vigilare sul rispetto delle norme.

Particolarmente critico il giudizio dell’esperto sulla natura della violazione: “La violazione da parte del Comune di Milano non può certo considerarsi frutto di incertezze interpretative”. La spiegazione “più plausibile”, secondo Roccella, “è che vi sia stata già nel 2014 e sia proseguita finora una precisa volontà politica di orientare l’opinione pubblica, occultando sotto la nobile veste del paesaggio lo svolgimento delle funzioni di rilevantissimo impatto, anche economico”.