
Manfredi Catella, 57 anni, ceo e fondatore di Coima
Milano, 23 agosto 2025 – Per Manfredi Catella sono stati i 35 giorni più difficili, dalla notifica lo scorso 16 luglio dell’indagine preliminare per corruzione che ha scosso l’impero del mattone poi sfociata in tre settimane di arresti domiciliari. Arresti che ieri sono stati annullati dal Tribunale del Riesame di Milano, con una decisione analoga a quella già presa nei giorni scorsi per le posizioni di altri cinque indagati sottoposti a misure cautelari nella maxi-inchiesta sull’urbanistica milanese: l’ex assessore del Comune Giancarlo Tancredi, il costruttore Andrea Bezziccheri, gli architetti ed ex componenti della Commissione per il paesaggio Alessandro Scandurra e Giuseppe Marinoni, il manager Federico Pella.
Anelli di un presunto sistema, delineato dalle indagini dei pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, coordinati dall’aggiunta Tiziana Siciliano, che avrebbe favorito sviluppatori privati, con mazzette sotto forma di consulenze per professionisti “in palese conflitto d’interesse” per condizionare i pareri della Commissione.
“Torno al mio lavoro”, è la prima reazione alla decisione del Riesame di Catella, fondatore e ceo del colosso Coima che negli ultimi anni ha modificato lo skyline di Milano con progetti come Porta Nuova e piazza Gae Aulenti. Il costruttore originario di Livorno, che lo scorso 18 agosto ha compiuto 57 anni, è anche tornato a esercitare tutte le deleghe in Coima, ad accezione di quella legata ai rapporti con la pubblica amministrazione: resta indagato, a piede libero, per corruzione e induzione indebita.

“Ci siamo impegnati a fornire ogni prova fattuale della nostra estraneità alle accuse”, sottolinea Catella, difeso dagli avvocati Francesco Mucciarelli e Adriano Raffaelli. Riferendosi ai rapporti con il Comune, esprime “stima per la deontologia professionale” del direttore generale Christian Malangone (anche lui tra gli indagati), di Tancredi e “dei colleghi che hanno sempre operato nel rispetto della propria funzione pubblica”.
Nei 23 giorni di arresti domiciliari, spiega, “abbiamo dedicato parte del tempo a scrivere il libro “Otto–parte prima” come contributo di riflessione di prospettiva concreta, partendo proprio dall’indagine in corso e dalle parole dell’arcivescovo Delpini”. Poi l’annuncio del ritorno al lavoro dopo “un’esperienza importante che ci ha rafforzato nella nostra solidità morale e nell’impegno imprenditoriale”.
Catella, secondo i pm, avrebbe corrotto Scandurra con consulenze per almeno 138mila euro. Una tesi basata sull’analisi di chat e fatture, ma anche sulla scelta di Coima di “iscrivere nel proprio libro paga, tra i dodicimila iscritti all’Ordine degli architetti di Milano”, proprio un componente della Commissione per il paesaggio “in alcuni momenti topici” nei quali l’organismo consultivo avrebbe dovuto esprimersi su interventi come il Pirellino.
Uno snodo importante, per l’inchiesta che ha portato anche al sequestro di tre cantieri e uno studentato (in questo caso il Tribunale ha sempre respinto i ricorsi) e a fascicoli aperti su decine di progetti di sviluppo immobiliare su aree dismesse, in alcuni casi già arrivati a processo per presunti abusi edilizi, saranno le motivazioni del Riesame attese per settembre.
Dalle considerazioni dei giudici si capirà se i sei arresti siano caduti per la mancanza di gravi indizi di colpevolezza o per l’inesistenza delle esigenze cautelari. Nel primo caso si tratterebbe di una messa in discussione, da parte del Riesame, dell’impianto accusatorio che ipotizza un sistema di corruzione che avrebbe governato le scelte urbanistiche di Palazzo Marino. Motivazioni dalle quali dipenderà anche la decisione della Procura su un eventuale ricorso in Cassazione, mentre le indagini vanno avanti e potrebbero portare a ulteriori sviluppi, anche sulla base della mole di chat, documenti e materiale al vaglio della Guardia di finanza.