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Ergastolo confermato a Impagnatiello. Le lacrime e il silenzio dei genitori di Giulia Tramontano, la premeditazione esclusa: tutte le reazioni alla sentenza

Il verdetto ha confermato le aggravanti della crudeltà, del vincolo di convivenza e del procurato aborto. L'avvocata di Alessandro Impagnatiello aveva invece chiesto la loro esclusione sulla base della malattia di cui soffre il 32enne: “Incapace di comprendere le emozioni sue e degli altri”

Ergastolo confermato a Impagnatiello. Le lacrime e il silenzio dei genitori di Giulia Tramontano, la premeditazione esclusa: tutte le reazioni alla sentenza

Milano, 25 giugno 2025 – Da una parte Alessandro Impagnatiello, capelli e barba corta, camicia a quadretti, impassibile di fronte al verdetto d’appello che come appariva scontato ha confermato la condanna all’ergastolo inflitta in primo grado il 25 novembre 2024; dall’altra i genitori e la sorella di Giulia Tramontano, chiusi nel loro dolore e nel silenzio. “Non ho nessun commento da fare”, sono state le sole parole pronunciate dalla madre di Giulia, Loredana Femiano, in lacrime, lo sguardo abbassato mentre assieme al marito Franco Tramontano lasciavano l’aula del tribunale di Milano dopo la lettura della sentenza. 

Giulia Tramontano e i genitori Franco e Loredana Femiano; a destra Alessandro Impagnatiello
Giulia Tramontano e i genitori Franco e Loredana Femiano; a destra Alessandro Impagnatiello

La premeditazione esclusa  

Carcere a vita confermato, dunque, per l’ex barman 32enne assieme a tre mesi di isolamento diurno. I giudici d’appello – la sentenza è arrivata dopo poco più di due ore di camera di consiglio, questa mattina – non hanno tuttavia riconosciuto l’aggravante della premeditazione, ma confermato quelle della crudeltà, per avere ucciso la sera del 27 maggio 2023 con 37 coltellate, di cui tre al volto, come a volerla sfregiare, Giulia Tramontano, e del rapporto di convivenza. Il trentaduenne oggi detenuto nel carcere di Pavia era seduto a pochi passi di distanza dai genitori della vittima. 

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Quando la presidente della Corte d’Assise d’Appello Ivana Caputo (assieme a lei la giudice Franca Anelli) ha pronunciato il verdetto, Impagnatiello si è alzato, nei primi banchi accanto alla sua legale Giulia Geradini, e non ha avuto alcuna reazione. Rimanendo impassibile, come “congelato”.

L’avvocato della famiglia Tramontano Giovanni Cacciapuoti prima dell’udienza d’appello
L’avvocato della famiglia Tramontano Giovanni Cacciapuoti prima dell’udienza d’appello

“Incapace di riconoscere le proprie responsabilità”

Soddisfazione da parte dell’avvocato della famiglia Tramontano, Giovanni Cacciapuoti, che ha visto dalla Corte d’Assise d’Appello la conferma delle aggravanti della crudeltà, del legame di convivenza con la vittima, di occultamento di cadavere e procurato aborto (Giulia era incinta di 7 mesi di Thiago) e parallelamente il rifiuto della concessione delle attenuanti generiche. 

Alessandro Impagnatiello durante la lettura della sentenza di primo grado il 25 novembre 2024
Alessandro Impagnatiello durante la lettura della sentenza di primo grado il 25 novembre 2024

"Le affermazioni che abbiamo udito da Impagnatiello il 18 gennaio del 2024, durante le spontanee dichiarazioni e quelle che poi successivamente ha fatto nel corso del proprio esame testimoniale, hanno mostrato un non riconoscimento pieno delle proprie responsabilità – ha sottolineato il legale –. Non ho ancora visto i familiari di Giulia e penso che la tensione accumulata si stempererà nei giorni a venire, e avrò anche modo di parlare con loro e spiegare i dettagli". 

L’avvocato di Alessandro Impagnatiello Giulia Geradini
L’avvocato di Alessandro Impagnatiello Giulia Geradini

Il ricorso in Cassazione  

Di tenore diverso la reazione dell’avvocata di Alessandro Impagnatiello,  Giulia Geradini, che aveva invece chiesto “l’esclusione di tutte le aggravanti, il riconoscimento delle attenuanti generiche e anche il riconoscimento della giustizia riparativa". Nella sua arringa aveva infatti evidenziato come queste richieste (avanzate dalla difesa) avessero alla base il riconoscimento della “alessitimia diagnosticata ad Alessandro Impagnatiello, cioè una difficoltà a comprendere le proprie emozioni e quelle degli altri".  

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"La Corte mi ha dato ragione per quanto riguarda la premeditazione – ha aggiunto Geradini –. Adesso attendo le motivazioni per capire meglio che ragionamento è stato fatto. Io ho sostenuto assolutamente anche l'assenza della crudeltà". Non si tratta comunque “di vittoria o sconfitta perché penso che questo processo sia una sconfitta generale. Ma il fatto che i giudici abbiano ascoltato in parte le mie ragioni mi rende soddisfatta". Uscendo dal tribunale Geradini ha lasciato intendere che, una volta conosciuto e studiato il disposto della sentenza, che sarà reso noto entro il 15 settembre, il ricorso in Cassazione sarà inevitabile. 

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Il nodo della giustizia riparativa 

I giudici si sono infine riservati, e su questo aspetto si esprimeranno con un'altra sentenza, sulla giustizia riparativa per Impagnatiello. La richiesta di accesso alla giustizia riparativa – la riforma Cartabia prevede un programma ''con vittima surrogata'', anche cioè senza il consenso della famiglia della vittima – è stata chiesta con una memoria scritta e poi ribadita in aula dall'avvocata Giulia Geradini. Una richiesta a cui si è però opposta sia la pubblica accusa sia la famiglia della vittima. "Ci vorrà del tempo, molti mesi prima che inizi il suo percorso", ha chiarito l'avvocata del killer reo confesso. Il programma in ogni caso, qualora fosse concesso, correrà parallelo al procedimento penale e potrà avere ripercussione nell'iter di esecuzione della pena.

La senatrice di Forza Italia e vicepresidente del Senato Licia Ronzulli
La senatrice di Forza Italia e vicepresidente del Senato Licia Ronzulli

Ronzulli (Fi): “Il solo esito possibile”

L’eco della sentenza di oggi è arrivata negli ambienti della politica romana.  Con un primo commento della senatrice di Forza Italia e vicepresidente dell’assemblea di Palazzo Madama Licia Ronzulli:  "La conferma in appello dell'ergastolo era il solo esito possibile. Giulia Tramontano e la sua famiglia meritano giustizia – ha detto Licia Ronzulli –. Quell'omicidio ha sconvolto la coscienza collettiva per la sua efferata crudeltà. A maggior ragione perché non ha avuto una sola vittima ma due: Giulia e il suo bambino di 7 mesi. E se è vero che Impagnatiello è chiamato a scontare una pena anche per la morte del bimbo che Giulia aspettava, è anche vero che la legge va cambiata. Bisogna fare in modo che in casi come questo si configuri un duplice omicidio, non solo il reato di interruzione non consensuale di gravidanza. Ho presentato un disegno di legge che va proprio in questa direzione, e che va approvato il prima possibile”.