
Giulia Tramontano aveva 29 anni quando fu uccisa da Alessandro Impagnatiello
di Anna GiorgiMILANO"Personalità narcisistica, ma non crudele" secondo la difesa, quella di Alessandro Impagnatiello, il capobarman dell’Armanicafè che nel 2023 ha ucciso con 37 coltellate la compagna di 29 Giulia Tramontano, prossima al parto di suo figlio Thiago. "Voleva solo uccidere il feto perché di ostacolo alla sua vita, al suo lavoro, schiacciato come era dal castello di bugie che aveva costruito per tenere in piedi una relazione parallela".
Sono le basi sulle quali argomenta la richiesta di appello contro l’ergastolo in primo grado la sua difesa, l’avvocata Giulia Geradini che contesta la premeditazione e la crudeltà e chiede il riconoscimento delle attenuanti generiche.
Se per l’accusa Giulia non è morta subito, ma ha fatto in tempo ad accorgersi che il padre di suo figlio la stava uccidendo a coltellate, d’altronde lo dice lo stesso Impagnatiello nel corso di una deposizione fiume: "Quando le ho dato la prima coltellata lei era abbassata sulle ginocchia perché stava cercando abiti in un cassetto, si è girata verso di me, mi ha guardato e ha cercato di alzarsi. Poi non so cosa mi è preso".
Per la difesa, al contrario, non c’è stata crudeltà, non almeno in senso giuridico, perché Giulia, colpita alla schiena, non avrebbe avuto il tempo di accorgersi di ciò che le stava accadendo, diversamente avrebbe tentato di difendersi e sul suo corpo ci sarebbero stati segni di difesa".
Difficile però, aveva ribattuto in primo grado l’accusa, rilevare i segni di difesa in un corpo in parte carbonizzato e abbandonato, avvolto da un cellophane, tra le sterpaglie, perché Impagnatiello dopo averla uccisa ha tentato per due volte di far sparire il corpo tra le fiamme. Per la difesa non c’è stata nemmeno la premeditazione: il tappeto spostato e il divano coperti perché non si macchiassero di sangue sono "elementi non dimostrati". La condotta dell’imputato, sempre stando alla difesa, è stata "grossolana e maldestra", non premeditata: compra la benzina dopo aver ucciso Giulia e il loro figlio Thiago, acquista il carrello per trasportare il cadavere, più volte sposta la vittima lungo le frequentate scale condominiali, lascia la confezione di topicida in vista sebbene lo avesse somministrato alla ventinovenne mesi prima di ucciderla con 37 coltellate.
Per Geradini, infine, Impagnatiello avrebbe diritto alle attenuanti generiche "per il pentimento manifestato alla famiglia della vittima e per le sue scuse". Eanche per non essersi "sottratto ad un lungo e articolato esame in cui ha manifestato tutte le sue fragilità, facendo una lucida analisi della condotta tenuta ai danni della Tramontano mettendosi a nudo circa l’immenso castello di bugie costruito di cui poi è rimasto travolto". Il processo d’appello è in programma domani mattina. A rappresentare l’accusa sarà la sostituta procuratrice generale Maria Pia Gualtieri, possibile già in giornata la sentenza d’appello. Se dovessero essere riconosciute le attenuanti generiche la pena, dall’ergastolo, potrebbe essere riqualificata in 30 anni.