SIMONA BALLATORE
Cronaca

La presidente di Legambiente Barbara Meggetto: "È la fine del modello Milano. Adesso la città va salvata pensando pure al clima"

"Quel che è emerso è un quadro inquietante. Si è accelerato rincorrendo un mercato che voleva la “capitale europea“. Ora prospettive nuove e occhi esterni sulle procedure. Non si risolve tutto ricorrendo alle piazze tattiche”

Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia

Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia

Milano, 17 luglio 2025 – "Fine del “modello Milano“: potrà rinascere solo se ci sarà un ripensamento veloce". Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia, commenta così l’ultimo terremoto nell’urbanistica milanese, dopo i sei arresti chiesti dalla Procura nell’indagine su un presunto sistema di corruzione in materia di edilizia all’interno del Comune. "Stiamo vivendo un tempo mesto di attesa - premette - perché non siamo alla fine di un’indagine e la situazione non è ancora chiarissima. Aspettiamo di capire dalla magistratura gli sviluppi e gli accertamenti delle responsabilità, ma il quadro che emerge è inquietante. Preoccupante".

Che idea si è fatta?

"Nel tentativo di dare un nuovo volto alla città e di correre dietro a un mercato che voleva la “Milano capitale europea“, si è cercato di accelerare i tempi. È vero che la legge urbanistica nazionale va aggiornata, è del ’42; sono state approvate leggi regionali che aggiungono pezzi, ma manca una vera riforma. Il caso Milano però è indicativo: l’urbanistica moderna va ripensata".

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Da cosa cominciare?

"Nella semplificazione delle procedure, un occhio “esterno“ - come quello delle associazioni - può servire a dare pareri e osservazioni in tutte le varie fasi del procedimento, a mettere campanelli d’allarme, a dare indicazioni a chi è orientato a portarsi a casa il risultato e non li vede. La città non può restare ferma, deve recuperare le reali necessità a partire da quelle che il cambiamento climatico impone".

Qualche segnale è arrivato anche da CityLife, col crollo del “cappello rosso“ di Milano...

"Sì. E gli effetti climatici vanno tenuti in considerazione nella pianificazione della città: non può essere più solo cemento su cemento, senza guardare quello che c’è attorno e lo spazio pubblico. Milano è densa: per ricostruirla bisogna togliere, non aggiungere. Bisogna liberare la città, senza timidezze, con spazi di decompressione e valorizzando quello che c’è. Non si può aprire una piazza tattica e pensare che hai risolto la situazione e che non ci sia spazio per crearne altre. Serve un nuovo coraggio - che non può essere solo economico - per fare grande Milano. Un coraggio che va condiviso con la città e che guardi in prospettiva, senza accontentarsi".

Per Meggetto "Milano è densa, bisogna ripartire togliendo anziché aggiungendo"
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Milano è stata “svenduta“?

"Non lo diciamo noi, ma le “carte“: gli oneri di urbanizzazione sono stati chiesti, ma in misura minore di quanto si sarebbe potuto fare, così come le compensazioni o le risistemazioni della città da parte di imprese che avrebbero potuto migliorare il quartiere o aree vicino al costruito. Bisogna trovare una nuova prospettiva alla città, che non può che avere come orizzonte l’ambiente e la qualità della vita. Così non ci siamo". 

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E ci sono famiglie in attesa di un tetto.

"Un danno politico e amministrativo che si moltiplica e diventa danno ai privati e alle famiglie: c’è chi ha comprato l’abitazione in luoghi oggi sotto sequestro e ha di fronte spese e tempi incerti. E c’è pure un danno collettivo: si affossa il buon nome della città. Il Salva Milano - o “salva condotte“ - non avrebbe avuto senso: prima di tutto perché non poteva valere solo per la città e avrebbe creato un meccanismo distorto. E poi perché non si salva così Milano".

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Come si salva la città?

"Con nuove idee, nuovi professionisti, col coinvolgimento della società civile e di chi può segnare una svolta. Bisogna ripartire da un momento di ascolto e di riprogrammazione della città. La soluzione non è nota a nessuno, ci sono tanti intrecci in questa storia, ma bisogna sbloccare questa situazione. Aspettiamo di avere un quadro definitivo ma, come Legambiente Lombardia, non escludiamo di costituirci parte civile se si andrà a processo: vanno accertate le responsabilità e l’eventuale danno, anche economico".