
Giorgio Armani a Milano con Roberta Armai e Letizia Moratti
Milano – Domani Milano e l’Italia intera si raccolgono per l’ultimo saluto a Giorgio Armani. Sento il bisogno di ricordarlo non solo come il genio riconosciuto da tutti che ha trasformato per sempre la moda, ma come l’amico che ho avuto il privilegio di conoscere da vicino. La sua scomparsa lascia un vuoto che non riguarda soltanto le passerelle, ma anche la vita di chi gli è stato accanto. Giorgio era profondamente legato a Milano, città che ha reso grande con la sua creatività e che a sua volta l’aveva adottato, ma portava nel cuore anche l’Oltrepò pavese.

A Cigognola eravamo vicini di casa: lì, tra le vigne e le colline, si mostrava nella sua dimensione più intima, amante della natura, del silenzio e della semplicità. Un uomo riservato, ma generoso e attento. Lo era con gli amici, come con me, quando mi vestiva per le mie partecipazioni alla Prima della Scala. Non erano mai solo abiti. Erano interpretazioni di gusto e armonia, capaci di riflettere i colori e persino i sentimenti di ogni evento.
Fu lui a sciogliere con il suo sorriso le ansie di mia figlia Gilda alle prese con l’abito nuziale. Giorgio sapeva tradurre in forme e tessuti emozioni e stati d’animo, come un artista che scolpisce con eleganza e raffinatezza. Ma era altrettanto generoso e attento con chi aveva più bisogno. Ricordo con riconoscenza la vicinanza che ha sempre mostrato verso la Comunità di San Patrignano, sostenendo con discrezione e sensibilità un progetto che univa recupero, lavoro e speranza di tanti giovani. La sua attenzione non era mai di facciata, ma concreta, segno di un impegno sociale autentico e convinto. E poi lo sport, il basket in particolare, a cui si è dedicato come mecenate appassionato. Non fu mai un semplice sponsor o proprietario, ma un vero costruttore di opportunità, convinto che lo sport potesse educare, unire, formare caratteri. Anche in questo, la sua visione andava oltre: come nella moda, guardava sempre al valore, non all’apparenza.

La sua eredità non è fatta soltanto di collezioni memorabili, di sfilate iconiche, di innovazioni che hanno reso lo stile italiano un simbolo nel mondo. È fatta di valori quali rigore, sobrietà, passione, dedizione. Armani ha dimostrato che l’impresa può essere cultura e che il successo può convivere con la responsabilità sociale.
Domani, mentre lo accompagneremo nel suo ultimo viaggio, mi stringerò idealmente ai suoi familiari, ai suoi collaboratori, a chi lo ha amato. Milano perde un faro, il Paese perde un ambasciatore insostituibile del Made in Italy, io perdo un amico. Ma il segno che Giorgio Armani ha lasciato rimarrà vivo nell’arte, nel costume, nello sport, nelle comunità a cui ha donato sostegno, nella memoria di chi ha avuto la fortuna di incontrarlo e conoscerlo. Lo saluto così, con gratitudine e commozione. Un uomo che ha trasformato il talento in stile, lo stile in cultura, e la cultura in amore per la sua città, per il suo Paese e per le persone. Ciao Giorgio.

Milano si è fermata per salutare Giorgio Armani. La camera ardente allestita all’Armani Teatro sarà aperta dal 6 al 7 settembre per accogliere le migliaia di persone desiderose di rendere l’ultimo omaggio al re della moda italiana, scomparso il 4 settembre a 91 anni per un’infezione polmonare. Un corteo silenzioso di personalità del mondo dello spettacolo, del cinema, della moda, dell’arte, della politica, dello sport e dell’imprenditoria ha attraversato via Bergognone per dire addio al genio che ha vestito il mondo intero.
Armani si è spento a Milano, città che lo ha adottato e che oggi lo piange come un figlio. Un fiume di persone ha voluto salutare per l’ultima volta “Re Giorgio”, l’uomo che ha rivoluzionato il concetto di eleganza italiana nel mondo. L’atmosfera sacra creata da un tappeto di lanterne e il profumo d’incenso ha trasformato il teatro, dove lo stilista era solito presentare le sue collezioni, in un luogo di raccoglimento e memoria.