
Il selfie di Matteo Barone e Alessandro Mahmood venerdì sera davanti al pub «Il Mago di Oz»
Matteo sognava di diventare un artista trap col nome d’arte "Baro". Chi lo conosceva bene racconta che qualche tempo fa aveva lasciato un impiego nella società di spedizioni Dhl per investire tutto quello che aveva nell’acquisto di attrezzature e strumenti musicali. Un obiettivo che il venticinquenne nativo di Poggibonsi, in provincia di Siena, ma da sempre residente in una traversa di via Porpora, voleva raggiungere a tutti i costi: il profilo Instagram è strapieno di quella passione, dei suoi videoclip. L’ultima foto postata sui social era di quelle da ricordare con un sorriso e un pizzico di orgoglio: un selfie di mezzanotte con Mahmood, due volte vincitore di Sanremo, tra i nomi più affermati della scena pop italiana. L’incontro, ha ricostruito il Giorno, è avvenuto nella tarda serata di venerdì davanti al pub "Il Mago di Oz" di piazza Ozanam, a due passi da piazzale Bacone.
Un locale che Matteo frequentava abitualmente: lì ci lavora come cameriere uno dei suoi migliori amici. Pare che il venticinquenne abbia subito riconosciuto il cantautore trentaduenne e che non si sia lasciato scappare l’occasione di un’istantanea insieme. Con tanto di ambizioso commento a margine: "Mahmood ft Baro 26 settembre", il post a ironizzare su una possibile collaborazione artistica tra i due, con emoticon di una fiamma che arde e di una clessidra con la sabbia che si sta esaurendo. Un auspicio, insomma. Quasi un segno del destino per un ragazzo che sperava che prima o poi il numero di visualizzazioni su Spotify schizzasse all’improvviso all’insù. E invece tutto è finito meno di sei ore dopo, all’incrocio tra via Porpora e via Ingegnoli. Stando a quanto raccontato da alcuni conoscenti, Matteo era appena uscito da un locale in cui aveva trascorso la seconda parte della serata e stava rientrando a casa a piedi: ancora 500 metri e avrebbe varcato il cancello della strada chiusa in cui abitava con i genitori.
Alle 5.31, pochi minuti prima di essere travolto dall’Audi Q2 guidata dall’agente di polizia fuori servizio Giusto Chiacchio, pure lui classe ’99 ma che a differenza di Barone aveva già compiuto 26 anni ad agosto, il ragazzo ha inviato un vocale su Whatsapp a un’amica. Un’amica che evidentemente si aspettava di incontrare e che alla fine aveva deciso di non uscire: "Te lo giuro Ben, io ti voglio molto bene però se venivi stasera ti divertivi – il testo del messaggio acquisito dai ghisa del Nucleo Radiomobile e trascritto nel verbale d’arresto di Chiacchio –. Ho sentito Davi e Teo, li ho visti sì, visti, non visti, poi ci siam persi... però secondo me dovevi venire, ti divertivi un sacco... però vabbè, diario di una schiappa e la schiappa sei te", la conclusione ironica dell’audio che la stessa destinataria ha segnalato ai vigili. Altrettanto solerte è stato un testimone oculare, che ha atteso l’arrivo dei ghisa in via Porpora per raccontare la sua versione dei fatti, specificando che la Q2 viaggiava a "forte velocità".
Una ricostruzione in prima persona, considerato che l’uomo ha spiegato agli investigatori di piazza Beccaria di aver assistito in diretta all’investimento mortale e di essersi subito avvicinato per valutare le condizioni del ferito: "Stavo camminando sul lato dispari di via Porpora, più precisamente all’altezza dell’intersezione con via Ingegnoli proveniente da Lambrate e con direzione piazzale Loreto, quando a un certo punto vedevo un autoveicolo marca Audi nero proveniente da Lambrate e con direzione piazzale Loreto urtare un pedone che attraversava sulle strisce pedonali dal lato civici dispari verso il lato civici pari di via Porpora, all’altezza dei civici 156 e 154". A quel punto, prosegue il racconto, "il conducente dell’Audi nera, dopo aver frenato, scendeva dall’auto e vedevamo che le condizioni del pedone investito erano serie e lo stesso chiamava i soccorsi".
Nicola Palma