NICOLA PALMA
Cronaca

Ucciso all’alba sulle strisce. In cella agente fuori servizio: "Positivo al test per l’alcol"

Schianto letale per il venticinquenne Matteo Barone, sbalzato a 38 metri. Il poliziotto si è allontanato dall’ospedale per evitare gli esami del sangue.

Schianto letale per il venticinquenne Matteo Barone, sbalzato a 38 metri. Il poliziotto si è allontanato dall’ospedale per evitare gli esami del sangue.

Schianto letale per il venticinquenne Matteo Barone, sbalzato a 38 metri. Il poliziotto si è allontanato dall’ospedale per evitare gli esami del sangue.

I segni lasciati sull’asfalto dagli pneumatici finiscono a pochi metri da una Lancia Ypsilon azzurra. A 38,4 metri dal punto d’impatto. L’Audi Q2 nera ha trascinato fino a lì il corpo di Matteo Barone, dopo averlo travolto sulle strisce pedonali all’angolo tra via Porpora e via Ingegnoli, a due passi dalla stazione ferroviaria di Lambrate. I sanitari di Areu trovano il venticinquenne proprio accanto all’utilitaria parcheggiata lungo il marciapiedi d’angolo con via Adelchi: è immobile, ha già perso tanto sangue dalla testa. Le manovre di rianimazione sono inutili, così come risulterà vano il disperato trasporto in ambulanza al Policlinico: i medici dichiarano il decesso del giovane aspirante musicista alle 6.45. La settima croce del 2025 sulle strade milanesi.

Una morte di cui ora è accusato il conducente della Q2, il ventiseienne Giusto Chiacchio, poliziotto libero dal servizio in forza al commissariato Garibaldi Venezia di via Schiaparelli: a valle degli accertamenti investigativi, i ghisa del Radiomobile guidati dal comandante Gianluca Mirabelli lo hanno arrestato per omicidio stradale, provocato secondo le accuse dalla mancata precedenza al pedone e dalla velocità "molto sostenuta" in prossimità di un attraversamento in piena notte; il conducente è stato anche denunciato per essersi inizialmente rifiutato di sottoporsi ai test ematici per intercettare l’eventuale assunzione di alcol o droga prima di mettersi al volante. La ricostruzione della tragedia ci riporta all’alba di ieri. A chiamare il 112 è proprio Chiacchio, che stava tornando a casa da solo dopo una notte trascorsa con alcuni amici. Pure Barone, che il prossimo 2 ottobre avrebbe compiuto 26 anni, stava rientrando nell’abitazione in cui viveva con i genitori, reduce da una serata in un locale della zona: gli mancavano circa 500 metri per giungere a destinazione, in una traversa che collega via Porpora a via Vallazze. Non ci è mai arrivato. E alle 7.20 è toccato a un vice commissario della polizia locale il drammatico compito di avvisare la madre di 49 anni, originaria della Polonia. Nel frattempo, Chiacchio è già in ospedale, all’istituto clinico Città Studi: quando alle 8 i camici bianchi gli spiegano che, su richiesta degli investigatori di piazza Beccaria, deve sottoporsi agli esami del sangue per capire se abbia assunto alcol o stupefacenti, lui decide di allontanarsi dalla struttura di via Jommelli. Il motivo? Quasi certamente è legato al fatto che da circa due anni il ventiseienne è sottoposto al regime della sorveglianza sanitaria, "a seguito di intossicazione etilica pregressa" che lo portò pure in quell’occasione alla Città Studi.

Le stringenti regole del protocollo prevedono test ogni sei mesi per certificare l’astinenza da alcol: finora, come risulta al Giorno, Chiacchio li ha sempre superati senza intoppi. Rintracciato dai colleghi dell’Ufficio prevenzione generale della Questura, il ventiseienne viene riaccompagnato in via Porpora per sostenere i test a cui ha provato a sottrarsi in ospedale. La prima prova all’etilometro rimanda alle 9.09 un valore di 0,63 grammi di etanolo per litro di sangue, superiore al limite massimo di 0,50 imposto dalla legge; la seconda, dieci minuti più tardi, conferma la positività (0,60), in un range che fino a 0,80 prevede una sanzione amministrativa. Negativo, invece, il drug test. Tutte informazioni che finiscono ora dopo ora sul tavolo del pm di turno Maurizio Ascione, che dispone nei primi minuti l’autopsia e il sequestro della Q2 e dello smartphone del conducente, anche per capire se il telefono possa aver distratto Chiacchio nei secondi immediatamente precedenti all’investimento mortale. Alle 12.30, il poliziotto viene formalmente ammanettato e portato in carcere a Bollate, in attesa dell’udienza di convalida davanti al gip.

L’inchiesta degli specialisti del Nucleo Radiomobile non è ancora finita. Approfondimenti specifici verranno eseguiti dai vigili (nonché successivamente da consulenti nominati da giudice, Procura o parti coinvolte) pure sulla velocità del veicolo al momento dello schianto letale: le parole di un testimone oculare, i danni alla carrozzeria dell’Audi e il luogo in cui è stato ritrovato il corpo di Matteo lasciano ipotizzare che l’auto stesse percorrendo la carreggiata in direzione Loreto ben oltre il limite di 50 chilometri orari (un investigatore esperto della materia parla di 90 all’ora). I ghisa passeranno al setaccio pure le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza installate in via Porpora, a caccia di fotogrammi potenzialmente utili alle indagini.