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Milano, l’ex sindaco Albertini e il ‘modello Alibaba’ contro i ladroni: “Oggi serve una sanatoria per sbloccare i cantieri”

Tra il 1997 e il 2006, da primo cittadino della metropoli, strinse in via preventiva un’alleanza con la Procura per gestire gli appalti in modo sicuro, tenendo fuori, ricorda, “600 aziende che si spartivano gli appalti in modo illecito”. Su San Siro: “Tutto fermo per 6 anni: è mancato il coraggio”.

Gabriele Albertini

Gabriele Albertini

Milano, 24 luglio 2025 - Gabriele Albertini, sindaco di Milano dal 1997 al 2006 (poi è stato europarlamentare e senatore), interviene sull’inchiesta riguardante l’urbanistica e i maggiori investimenti di riqualificazione urbana che sta scuotendo Palazzo Marino e ricorda che lui aveva cercato la collaborazione dei magistrati di Milano costruendo insieme a loro il modello ‘Alibaba’ che gli ha permesso, afferma, di ‘tenere fuori’ da quel tesoro che sono gli investimenti pubblici e privati sui grandi interventi edilizi, non i 40 ladroni della fiaba ma ben 600 aziende che agivano in modo illecito, anticipando così le regole imposte 20 anni dopo dall’Anac. Lui, rimarca, ha recuperato importanti aree dismesse senza mai un avviso di garanzia, rimarca. Ma dice no ad un’urbanistica guidata dalla magistratura e, soprattutto chiede una sanatoria per evitare che il blocco dovuto all’inchiesta faccia fallire aziende e metta in crisi famiglie che hanno già acquistato alloggi.

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"Serve una sanatoria ragionata”

"Serve una sanatoria ragionata per sbloccare i cantieri: le famiglie che hanno acquistato devono essere tutelate, e le imprese non possono fallire per errori o ambiguità normative. Inoltre, occorre ristabilire i confini tra giustizia e amministrazione". Lo ha affermato l'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini alla sesta edizione dell'Hub Edilizia Costruzioni & Real Estate, l'evento organizzato da Economy Group.

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"Così si spaventano i capitali”

Albertini ha espresso preoccupazione per il blocco degli investimenti immobiliari a seguito dell'attuale inchiesta giudiziaria che ha travolto il settore urbanistico milanese: "C'è una procura che chiede l'arresto per un grande immobiliarista e un'archistar. Ma così si spaventano i capitali. Ricordiamoci cosa diceva Einaudi: l'investitore ha il cuore da coniglio, le gambe da lepre e la memoria da elefante". Albertini ha difeso il sindaco Giuseppe Sala, pur ribadendo di non condividere la sua linea politica: "Quando sento il sindaco dire: 'Mi accusano di aver favorito i privati e poi la Corte dei Conti dice che li ho penalizzati', mi chiedo: ma allora mettetevi d'accordo. O ha fatto un favore, o ha fatto un danno. Non possono valere entrambe le cose".

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“San Siro fermo per 6 anni: mancato il coraggio”

Ma non ha mancato di criticare l'attuale amministrazione comunale sul mancato coraggio di affrontare il dossier stadio di San Siro: "Abbiamo lasciato tutto fermo per sei anni. San Siro non era più utile per le squadre, eppure non si è avuto il coraggio di decidere. Anche lì si potevano attrarre capitali per rigenerare un'area che non è solo villette e consolati, ma anche edilizia popolare in stato di degrado". L'ex sindaco ha poi ammonito: "La politica deve ascoltare tutti, ma poi decidere. E soprattutto deve creare fiducia. Perché senza fiducia, nessuno investe. Né in una città, né nel suo futuro. Senza legalità, visione e coraggio, nessuna città cresce".

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Modello Alibaba, 20 anni fa anticipato Anac

"Ho chiesto io l'aiuto della magistratura. È nato un gruppo di lavoro che chiamavamo scherzosamente Alibaba, per tenere fuori non 40, ma oltre 600 aziende che si spartivano gli appalti in modo illecito. Questo modello ha anticipato di vent'anni l'Anac di Cantone". Ha proseguito l'ex sindaco Albertini all'Hub Edilizia Costruzioni & Real Estate. Albertini ha rivendicato con orgoglio l'alleanza costruita con la magistratura milanese, in particolare con Francesco Saverio Borrelli, allora capo della Procura, per garantire trasparenza negli appalti pubblici e credibilità nei confronti degli investitori esteri. "Non è stato un pm a impormi nulla. Sono stato io a chiedere collaborazione. Ma oggi vedo il rischio opposto: che le procure guidino l'urbanistica".

30 miliardi di investimenti privati

Un'esperienza che, a suo dire, ha segnato una fase irripetibile della storia recente milanese: 6 miliardi di opere pubbliche e 30 miliardi di investimenti privati, realizzati senza scandali né avvisi di garanzia. "Montanelli mi disse che non sarei mai stato un politico, perché non avevo l'uzzolo del potere. Ma proprio per questo ho avuto più potere di molti altri: ho agito, senza spartire poltrone".

Il vuoto delle aree industriali dismesse

Albertini ha raccontato, senza filtri, la sua esperienza da primo cittadino, affrontando in particolare il tema della rigenerazione urbana e del rapporto fra amministrazione pubblica e investimenti privati. "Milano usciva dalla Seconda Guerra Mondiale con 3,5 milioni di metri quadrati di macerie. Io mi sono trovato a gestire un altro tipo di vuoto: aree industriali dismesse, senza più operai, né fabbriche, ma ancora senza città", ha ricordato. "Non avevamo risorse pubbliche per ricostruire, quindi abbiamo attratto 30 miliardi di capitali privati da tutto il mondo. Io ho fatto il regista, non l'investitore".