GUIDO BANDERA
Politica

Inchiesta urbanistica, l’ex sindaco Pd di Lodi Simone Uggetti: “Troppi magistrati cercano visibilità. E se sbagliano non pagano”

Arrestato da primo cittadino, è stato poi assolto da tutte le accuse: “Silvio Berlusconi? Gli eccessi della magistratura sono un fatto storico”

Simone Uggetti, ex sindaco di Lodi

Simone Uggetti, ex sindaco di Lodi

Lodi, 24 luglio 2025 – Simone Uggetti, 52 anni compiuti oggi, ha l’aria di quello che ci è passato, se l’è vista brutta, ne è uscito pulito e ora può raccontare, dal proprio punto di vista, cosa non va nel rapporto politica-giustizia.

Da sindaco di Lodi fu arrestato per “turbata libertà degli incanti“ nell’assegnazione di una piscina comunale. Saggiò la durezza del carcere per una decina di giorni e la tempesta mediatica fino al 2023, quando dopo due passaggi in Appello fu assolto. Oggi guarda alla vicenda milanese con disincanto. “I sindaci pagano se commettono errori, esiste una sola categoria per cui questo non vale”, si lascia sfuggire sui social.

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Allora aveva ragione Berlusconi?

“Berlusconi non era un santo, aveva un enorme conflitto di interessi che metteva in ombra le cose giuste che diceva sulla giustizia. Ma nel racconto di uno immacolato che improvvisamente, entrato in politica, diventa un diavolo c’è qualcosa che non funziona. Che ci siano stati eccessi della magistratura mi pare un fatto storico…”.

Qui però parliamo di sindaci. Da quello che dice sembra quasi che chi indaga abbia sempre torto…

“No, solo che i sindaci hanno un triplice controllo. Sociale, perché sono sottoposti al voto. Al Tar, cui si ricorre nel caso ci siano delibere sbagliate, e ai tribunali civili. E poi c’è il penale. Tre controlli, più uno…”.

E i magistrati no?

“L’ha detto lei… Però noto che non esistono categorie dove i giudizi con esito positivo sono il 98 percento… Ho la sgradevole sensazione che le carriere non si facciano su elementi oggettivi, come quante condanne si ottengono rispetto alle indagini, ma sulla visibilità…”.

Invece in politica...

“Non tutti gli amministratori sono onesti e chi non lo è va perseguito con durezza. Ma il tema è, come diceva Falcone, follow the money, segui i soldi. Vale anche per Milano: senza denaro che corruzione è?”.

La legge parla di “altre utilità“. C’è l’influenza, il potere. La premier lo definirebbe “amichettismo”.

“È un problema politico, non penale. Se gli amministratori sbagliano non c’è solo il penale, che però è l’unico che aiuta nella carriera... Ci sono i tre controlli, più uno…”.

Il Pd non ha sempre avuto questo atteggiamento… A proposito, è ancora iscritto?

“Sì. Andrò alla festa dell’Unità. Da militante. Sono un rompiscatole, non sono mai stato zitto e non inizierò ora. Fare politica è dire quel che si pensa. E, come dice un amico, la politica è un virus. Non passa”.

Nel Pd, qualche imbarazzo c’è stato… anche su Milano.

“In tutti i partiti c’è pluralità di sensibilità. Anche nella Lega, pur con qualche opportunismo. L’unico grosso partito in cui sul tema non ci sono sfumature è quello dei Cinque Stelle. Sono vittime del loro conio…”.

Ma dovete allearvi con loro…

“Serve la forza delle proprie convinzioni. Discutere, confrontarsi, non blandire… C’è un po’ di confusione, si identifica il tema della legalità con le sole posizioni dell’accusa. Lo dissi anche per Toti, manifestare contro di lui fu sbagliato. E inutile. D’altronde, trent’anni di antiberlusconismo pesano. Qualcuno si è liberato, altri no…”.

Viviamo in un perenne 1992?

“Politica debole. Un governo cadde per un’inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere sulla moglie di Mastella… E poi la vicenda di Vasco Errani, persona perbene, e quella di Chiara Appendino. Per i Cinque Stelle la condanna non era questione morale… argomentazione da polizia iraniana…”.

Voterebbe la riforma della giustizia?

“È un tema da affrontare seriamente. Sull’abuso d’ufficio, con tanti amministratori del Pd, non ho avuto dubbi”.