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Chiusa l’inchiesta su Equalize, la fabbrica milanese dei segreti rubati: 202 capi di imputazione e 15 indagati

Fine delle indagini sulla rete dei cyberspioni: tra gli indagati ci sono Enrico Pazzali, Nunzio Calamucci, Lorenzo Sbraccia e Carmine Gallo (morto a marzo). Dossier illegali su imprenditori, vip e politici italiani

Da sinistra, Samuele Calamucci, Carmine Gallo (morto lo scorso marzo) ed Enrico Pazzal

Da sinistra, Samuele Calamucci, Carmine Gallo (morto lo scorso marzo) ed Enrico Pazzal

Milano – Dopo oltre un anno dall’origine dell’indagine, la Direzione distrettuale antimafia nazionale e di Milano hanno chiuso il primo filone dell’inchiesta sul presunto spionaggio illegale che sarebbe stato attuato dall’agenzia investigativa Equalize a danno di politici, imprenditori, banchieri, giornalisti e personaggi di rilievo, tra cui figurano membri della famiglia Del Vecchio, Paolo Scaroni, Alex Britti Marcell Jacobs. L’indagine è stata guidata dal procuratore Marcello Viola  l’uomo che guida anche le inchieste su urbanistica, caporalato e ultrà – e condotta dal Raggruppamento operativo speciale dei carabinieri.

In relazione alla chiusura dell'inchiesta, in una note si precisa che “il dott. Leonardo Maria Del Vecchio non è tra i destinatari dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari. Nessuna notifica è stata espletata nei suoi confronti né in quelli del proprio difensore di fiducia, avv. Maria Emanuela Mascalchi, in quanto la sua posizione è stata stralciata”.

Chi sono gli indagati

Nell’atto di conclusione delle indagini, i pubblici ministeri Francesco De Tommasi e Antonello Ardituro, ipotizzano 202 capi di imputazione (ogni capo è riferito a un reato specifico) a carico di 15 persone, tra cui l’ex presidente di Fondazione Fiera Milano ed ex titolare di Equalize Enrico Pazzali, l’esperto informatico Nunzio Samuele Calamucci, l’imprenditore Lorenzo Sbraccia e l’ex “superpoliziotto” Carmine Gallomorto lo scorso 9 marzo. Tra gli altri indagati ci sono anche Samuele Abbadessa, Massimiliano Camponovo, Luca Cavicchi, Mattia Coffetti, Giulio Cornelli, Gabriele Pegoraro, Lorenzo Di Iulio, Daniele Rovini, Daniele Sirtori, nonché l’ex carabiniere Vincenzo De Marzio (ritenuto ex appartenente ai servizi segreti), l’ex finanziere Giuliano Schiano e l’ex poliziotto Marco Malerba. Tutto loro, adesso, rischiano di finire a processo.

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Quali sono le accuse

Secondo gli inquireni, l’agenzia avrebbe utilizzato accessi non autorizzati a banche dati riservate – anche per tramite di Gallo – comprese quelle con dati sensibilissimi del Ministero dell’Interno, per raccogliere informazioni su membri di spicco della società italiana. Questi dati venivano poi venduti ai clienti interessati, generando profitti per milioni di euro.

Un vasto giro d’affari fondato sulla raccolta e la vendita di dati riservati e informazioni sensibili, utilizzate per redigere dossier su concorrenti nel mondo degli affari. Ma non solo: vi rientravano anche episodi di spionaggio in ambito familiare tra eredi di grandi patrimoni o intercettazioni volute da imprenditori noti, ansiosi di sorvegliare le relazioni delle proprie consorti o influenzare cause di affidamento, screditando l’ex partner. Gallo, equipaggiato con un telefono criptato di fabbricazione israeliana, intratteneva rapporti di alto profilo: era in contatto diretto con funzionari di rilievo, prefetti, magistrati e studi legali di primo piano.

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I reati ipotizzati dalla Procura

Tra i reati ipotizzati dalla Procura, ci sono: associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie di reati, come accesso abusivo a sistemi informatici protetti, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, intercettazioni illecite, favoreggiamento, violazione del segreto d’ufficio e altro. Dalle indagini, sono emersi anche presunti legami tra persone coinvolte nel caso e membri della criminalità organizzata, tra cui la ‘ndrangheta, nonché contatti con gli ultrà indagati nell’inchiesta “Doppia Curva”. agli atti sono inoltre emerse ricerche relative a figure pubbliche come Ignazio La Russa e i suoi figli, menzionate da Pazzali in alcune intercettazioni, ma che non rientrano formalmente nelle imputazioni.

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Gli arresti e il Riesame

La fase d’indagine conclusa oggi, aveva portato a quattro arresti, tra cui quelli di Gallo e Calamucci, i quali hanno successivamente collaborato con gli inquirenti, e a due provvedimenti interdittivi. Il giudice per le indagini preliminari, Fabrizio Filice, ha però respinto altre richieste di misure cautelari. Di conseguenza, i pubblici ministeri hanno presentato ricorso al Tribunale del Riesame, chiedendo il carcere o gli arresti domiciliari per undici indagati, incluso Enrico Pazzali, per il quale è stata richiesta la detenzione domiciliare. Le decisioni del Riesame, tuttavia, sono ancora in attesa, nonostante siano trascorsi oltre quattro mesi dalle udienze.