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Carmine Gallo, com’è morto l’ex superpoliziotto che sapeva i segreti di mezza Italia: i risultati dell’autopsia

L’esame autoptico non ha rivelato lesioni o punture: il decesso sarebbe legato a un infarto cardiaco. Si attende ora l’esito delle analisi tossicologiche. Era indagato nell’inchiesta sul presunto sistema di spionaggio illegale dell’agenzia Equalize

L'ex agente di polizia Carmine Gallo nel 2024

L'ex agente di polizia Carmine Gallo nel 2024

Milano – Sarebbe morto a causa di un infarto cardiaco Carmine Gallo, l’ex poliziotto al centro delle inchieste sul presunto spionaggio illegale messo in atto dall’azienda investigativa Equalize. I primi esiti dell’autopsia sul corpo, eseguita oggi 12 marzo, hanno quindi rilevato che si è trattato di morte naturale: non è emerso alcun segno di puntura o lesioni sul corpo. Al momento del decesso, avvenuto il 9 marzo, Gallo si trovava gli arresti domiciliari nella sua casa di Garbagnate Milanese. Oltre agli esami autoptici, si attendono anche quelli tossicologici.

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Le due vite di Carmine Gallo

Gallo, che aveva 66 anni, aveva vissuto due vite. Per trent’anni ha servito lo Stato come ufficiale di polizia chiudendo con successo diverse operazioni in Italia e all’estero contro la ‘ndrangheta e molte indagini per omicidio e rapimento: anche a lui si deve la risoluzione del delitto di Maurizio Gucci e la cattura del serial killer Michele Profeta.

La seconda vita l’aveva vissuta come investigatore privato, soprattutto per la società Equalize, finita al centro dell’inchiesta sui dossieraggi che ha rivelato l’esistenza di una rete di spionaggio illegale orchestrata proprio dall’agenzia investigativa milanese. L’azienda, in breve, avrebbe utilizzato accessi non autorizzati a banche dati riservate – anche per tramite di Gallo – comprese quelle con dati sensibilissimi del Ministero dell’Interno, per raccogliere informazioni su politici, imprenditori e persone di rilievo. Questi dati venivano poi venduti ai clienti interessati, generando profitti per milioni di euro.

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Le rivelazioni

Gallo aveva ammesso gli accessi abusivi alle banche dati, ottenuti pagando funzionari infedeli delle forze dell’ordine, ma aveva negato di essere il vertice di dossieraggi. Davanti agli inquirenti, oltre ai nomi degli spiati illustri emersi nei primi giorni dell’inchiesta, ne aveva rivelati di nuovi – tra politici e imprenditori – e avrebbe dovuto chiarire lo scottante capitolo dei rapporti con apparati dei servizi segreti italiani più o meno deviati.

Quando è morto, attendeva di essere convocato per un altro interrogatorio. L’autopsia si è resa necessaria proprio perché la Procura di Milano vuole fugare ogni dubbio sul decesso, dato che sia a seguito dell’inchiesta sia durante il passato poliziotto Gallo si era fatto tanti nemici.

Sequestro del telefono

Per la stessa ragione il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia Francesco De Tommasi, che con il collega Antonio Ardituro coordina l’indagine, ha ordinato il sequestro del telefono che Gallo usava per chiamare la legale, Antonella Augimeri, di quello della moglie, di un computer, di farmaci e cibo rimasto in frigo. Al momento, da quanto riferito in Procura, non sono venuti fuori elementi che spostano il quadro da quella che è ritenuta una morte naturale.

Il ruolo di Pezzali

Al centro dell’inchiesta c’è anche Enrico Pezzali, titolare e presidente autosospesosi di Fondazione Fiera Milano. Per Gallo, così come per Nunzio Samuele Calamucci, mente informatica del gruppo che avrebbe avuto referenti fino in Inghilterra, Pazzali “sapeva tutto e controllava tutto”. Avrebbe ordinato buona parte dei dossieraggi, come sostenuto dai pm, per avere informazioni a fini personali o, come si legge nelle carte, per danneggiare “competitori e avversari politici”.

Se, però, “il dossieraggio” su “componenti della lista di candidati” che sosteneva Letizia Moratti alle Regionali lombarde del 2023 si è trasformato in un capo di imputazione, così non è stato per quelle ricerche su Ignazio La Russa e figli, perché lo stesso Gallo ha raccontato di non aver mai assecondato l’istanza di Pazzali e di non aver voluto richiedere accessi abusivi allo Sistema di interscambio, gestito dall’Agenzia delle Entrate (forse la maggiore banca dati riservata italiana). Accessi che dalle analisi non sono stati trovati.

Gli “spiati” di Gallo

Oltre ai casi più di rilievo, come presunte operazioni per conto di Leonardo Maria Del Vecchio, di grandi aziende e, tra gli altri, di un responsabile di Eni e pure del fratello di Filippo Tortu per uno “spionaggio” ai danni di Marcell Jacobs, Gallo sarebbe stato chiamato presto anche a fornire riscontri a parole messe a verbale da Calamucci, sentito pure dai pubblici ministeri romani che indagano sulla “Squadra Fiore”. Nomi di ex o attuali appartenenti ai servizi ne sono stati fatti nei verbali secretatati, non ancora depositati al Riesame del 19 marzo, a cui Gallo era atteso.

Non solo il presunto ruolo di Vincenzo De Marzio, ex carabiniere con presunto nome in codice “Tela”, ma anche incontri nella sede di Equalize con “007 israeliani”. Chi gli è stato più vicino ha raccontato che Gallo, 66 anni ed ex maratoneta, continuava ad allenarsi sul tapis roulant, stava scrivendo un libro sul suo passato, ma era stressato, stanco, dispiaciuto soprattutto per riferimenti comparsi sui media negli ultimi giorni che legavano il suo nome al caso di Umberto Mormile, educatore del carcere di Opera ucciso dalla ‘ndrangheta nel 1990.