
Silvia Neri con “Giovedì“, custode della Libreria dei Ragazzi di Milano (Canella)
MILANO – “Milano trabocca di stimoli, tempi frenetici e veloci, e in tutto questo da fare a volte finisce che comunque ci si senta soli. E questo accade anche ai bambini. Noi abbiamo aperto un libro, abbiamo condiviso un tempo e abbiamo provato a renderli meno soli”. La libraia e pedagogista Silvia Neri è insieme a “Giovedì”, il guardiano della Libreria dei ragazzi. In fondo è ancora il suo custode e ha l’aria di non volere arrendersi, nonostante gli scaffali vuoti, la saracinesca di via Tadino abbassata e i messaggi intrisi di nostalgia e affetto lasciati sulle vetrine di quel simbolo della Milano rivoluzionaria chiuso dal caro-affitti. Resta aperta la casa di Brescia, si cerca un’alternativa in città.
Silvia, com’è entrata nel mondo della Libreria dei Ragazzi?
“Ho studiato Comunicazione ed Editoria alla Statale di Milano, poi mi sono specializzata in editoria per l’infanzia, con una tesi prima sugli audiolibri e poi sui libri per bambini, partendo dal periodo del dopoguerra, da Rodari, Munari e dalla generazione che ha cambiato il concetto di pedagogia. Una pedagogia libera, con maestri non più al di sopra, ma intorno ai bambini. È in quel viaggio che ho “incontrato“ Roberto Denti e Gianna Vitali”.
I pionieri e fondatori della prima libreria specializzata in editoria per ragazzi in Italia: correva l’anno 1972.
“Mi sono innamorata di questo luogo: alla fine del mio percorso universitario ho chiesto di poter cominciare qui. Sono stata subito accolta e, in realtà, non ne sono più uscita. Sono stati nove anni dinamici: sono passata dall’amministrazione alla narrativa per poi dedicarmi anima e cuore alla pedagogia, alla didattica e agli eventi per bambini”.
La sua missione?
“Sì, perché gli autori che citavo facevano proprio quello: usavano i libri come motivo di incontro, di dialogo, di creatività”.

Il futuro delle librerie passa da qui?
“Sì e credo sia nelle persone che ci lavorano. Ho passato anni a consigliare libri, leggerli e riporli con cura sugli scaffali e ho capito che non basta. Una libreria non è fatta di “teche”, è fatta di protesi: sono le nostre braccia, che aprono il libro come fosse una porta o un cuore, per comunicare ai bambini che quel “coso” fatto di carta può prendere vita solo se condiviso. Le librerie non sono non-luoghi che si attraversano, ma case in cui le persone tornano e ci restano”.
Case che hanno tenuto acceso un faro anche in periodi bui, come quello della pandemia.
“La lettura in quel periodo è diventato un bisogno primario, come le panetterie. Si è capito come il bisogno di attenzione e di cura che ha il bambino possa passare, non solo attraverso realtà scolastiche e ospedaliere, ma attraverso l’attenzione di un adulto che gli racconta qualcosa della sua dimensione. Tante famiglie ci ringraziano ancora per quel momento di affetto gratuito che abbiamo dato anche con le letture di Giovedì”.
La vostra scimmietta-mascotte. Com’è nata?
“Come oggetto è arrivato nel 2019 da un negozio di giocattoli insieme a un maiale, un cane e a una giraffa peluche. Ma aveva una differenza: braccia molto lunghe e morbide per abbracciare i bambini, che amano questo effetto di totale avvolgimento. L’incontro con Costanza Faravelli al Cta di Milano mi ha permesso di dargli un’anima: nel 2021 è come rinato, con una sua storia da raccontare e una sua identità. Non sono un ventriloquo: io sono i suoi movimenti, Costanza la sua voce. Non ci vediamo, ma tra noi c’è una sincronia totale”.
E anche così la libreria è uscita da via Tadino.
“Giovedì ha creato un dialogo con i bambini che passa anche attraverso esperienze in cui loro si possono riconoscere e sentire capiti. Venivano a trovarlo qui in libreria, gli scrivono lettere da tutta Italia e lui, dopo averli raggiunti nelle case durante il lockdown, li incontra nelle scuole. E riesce a farli entrare nei libri”.
Tre libri “magici“ che sono stati importanti per la sua vita?
““Il libro di tutte le cose“ di Guus Kuijer: il primo che ho letto qui, consigliato dal libraio Fausto. “Federico“ di Leo Leonni che valorizza la libertà delle proprie inclinazioni nella vita e il lavoro intellettuale, che può cambiare il corso della giornata come ho cercato di fare qui, creando dei momenti felici in libreria. Il terzo è “La ragazza con lo zaino verde“: un libro potente”.
Nell’era dello smartphone, qual è il potere dei libri per ragazzi? E come farlo scoprire?
“Io credo che il loro potere sia nella pazienza dello sfogliare, nel profumo della carta: leggerlo è un’esperienza a tutti gli effetti. Se non la conosci, ne puoi pure fare a meno. Se non mi danno mai in mano un libro ignoro l’incontro con i sensi che può dare, non ne sento la mancanza. Ma è un peccato perdere e far perdere ai bambini questa esperienza sensoriale, che fa crescere”.
In questo tempo d’attesa, che faranno Giovedì e Silvia?
“Rimarranno a vigilare sul mondo delle librerie, invitando a leggere e trovando un modo per metterle al sicuro”.