MARIANNA VAZZANA
Cronaca

Affitti alle stelle, a Milano in crisi anche i negozi: “Canoni in salita, ma pesa il digitale”

Prosegue l’emorragia, anche di nomi celebri: addio a Cargo High Tech e alla Libreria dei ragazzi. Marco Barbieri (Confcommercio): acquisti online in crescita, creiamo più socialità. Anche per noi la cedolare secca

Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio, A destra, la Libreria dei ragazzi recentemente chiusa

Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio, A destra, la Libreria dei ragazzi recentemente chiusa

Milano – Non passa inosservata la sfilza di negozi sfitti, anche in arterie commerciali come corso Buenos Aires, a cui si aggiungono annunci di botteghe che chiudono – l’ultima ad alzare bandiera bianca è stata la Libreria dei ragazzi di via Tadino – e di altre in bilico come Cargo High Tech, tempio del design in piazza XXV Aprile 12 che ha ricevuto un avviso di sfratto.

Una situazione dovuta in primis ai canoni di locazione che a Milano schizzano sempre più su. Ma non solo. “Alla base della desertificazione commerciale ci sono principalmente due fattori” spiega Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza.

Quali?

“Il primo è appunto il costo dei canoni di locazione, che continua a crescere. Si parla sempre del costo della vita altissimo a Milano senza però considerare che riguarda anche l’imprenditore e non solo il “cittadino“. Milano è cara per tutti, anche per gli imprenditori. E pensiamo pure che nella metropoli, a differenza della provincia, il 90% dei commercianti è in affitto, non lavora tra muri di proprietà. Quello dell’affitto è il secondo costo fisso che non si può abbattere, dopo gli stipendi. E poi c’è un secondo aspetto che mette a repentaglio la vita del negozio classico: la multicanalità. Cioè l’esperienza di acquisto dei consumatori è cambiata totalmente, si compra moltissimo su piattaforme digitali e su negozi onlineche rappresentano una concorrenza fortissima per il negozio classico, il quale deve sviluppare un cambiamento per restare sul mercato. Adesso quindi è in sofferenza”.

Cosa fare, per tenere in vita i negozi di prossimità?

“Come Confcommercio abbiamo lanciato il progetto “Cities“ , che sta per Città e terziario: innovazione, economia, socialità“, per migliorare i centri urbani, sostenere le economie di prossimità e contrastare la desertificazione commerciale. In accordo con associazioni di categoria, istituzioni e proprietari immobiliari l’intento è non solo tendere una mano ai commercianti, magari con agevolazioni sui canoni per far rinascere spazi inutilizzati, ma anche rendere migliore tutto lo spazio attorno, decoroso e sicuro. Abbiamo anche avviato a Milano una partnership nel 2023 con Ccl Consorzio cooperative, per promuovere commercio e servizi di vicinato nei complessi di cooperazione abitativa. Un primo intervento è stato realizzato: un contest con assegnazione di spazi a prezzi calmierati nel progetto Common housing Bisceglie”.

Altre proposte, magari interventi a livello nazionale, che potrebbero avere ripercussioni anche a Milano?

“Proponiamo che si istituisca la “cedolare secca“ (una modalità agevolata di tassazione degli affitti) anche per i negozi, sulla falsariga di quel che avviene per le case. Una proposta che non riguarderebbe tutte le attività commerciali ma le imprese familiari con meno di 15 dipendenti, che generalmente sono quelle costrette a chiudere quando i costi diventano troppo alti al rinnovo. E c’è una terza proposta”.

Cioè?

“Valorizzare i singoli attraverso una rete, quindi creando dei Distretti urbani del commercio con il coinvolgimento di attori pubblici e privati. In questo modo, unendo le forze, creando momenti aggregativi e progetti che interessino tutta quella determinata fetta di territorio, ognuno ne può beneficiare. Ecco, tutte queste soluzioni, insieme, possono combattere la desertificazione commerciale”.