Milano, 11 maggio 2025 – È stato rinvenuto, nel pomeriggio di oggi, il corpo senza vita di Chamila Dona Wijesuriya, la 50enne di origine cingalese, la cui scomparsa era stata denunciata venerdì da parte del marito e del figlio. Il cadavere sarebbe stato avvistato da un passante all'interno del Parco Nord, ad un chilometro circa dall'ultimo avvistamento della donna.

Proprio in quel luogo, la 50enne si era incontrata con Emanuele De Maria, il collega di lavoro –detenuto nel carcere di Bollate ma con il permesso di lavorare all’hotel Berna – che si è tolto la vita oggi poco prima delle 14, gettandosi dalle Terrazze del Duomo di Milano.
E che risulta essere il presunto responsabile dell’aggressione a un altro collega di lavoro, avvenuta sabato mattina in via Napo Torriani. Dopo le coltellate, l’uomo era fuggito e di lui si erano perse le tracce fino al momento in cui non si è suicidato.
Sul posto, oltre agli operatori del 118, sono intervenuti i vigili del fuoco, i carabinieri, la polizia locale e il pm di turno.

Chi era Chamila Dona
Chamila Dona Wijesuriya aveva 50 anni ed è originaria dello Sri Lanka. Era sposata e la coppia ha un figlio di 17 anni (nato in Italia), che studia alla scuola internazionale. La famiglia vive in via Gorky, davanti al Parco Nord, a Milano. Il marito, che lavora come cuoco, è arrivato in Italia nel 1996 e sua moglie lo ha raggiunto tre anni dopo col ricongiungimento familiare. I due hanno preso la cittadinanza italiana. Nel 2006, la 50enne aveva iniziato a lavorare part time all’Hotel Berna, poi dal 2009 a tempo pieno e a tempo indeterminato. Era una delle veterane tra i dipendenti.
L’ultima telefonata
Marito e figlio avevano denunciato la scomparsa della donna venerdì sera. Alle 15.20 l’ultima telefonata con il coniuge: “L’ho chiamata e mi ha detto che era appena uscita dalla palestra. Poi alle 17.30 ho richiamato due volte, senza mai risposta. Poi sono tornato di nuovo al lavoro. Alle 19.30 mi ha risposto un uomo e io ho riattaccato. Di primo istinto ho pensato di aver sbagliato numero. Al secondo tentativo, ho sentito la stessa voce: ho chiesto spiegazioni. ‘Ho trovato questo cellulare in metropolitana. Puoi venire a prenderlo a Bignami’. Mio figlio era in biblioteca e stava tornando a casa. Lo ha recuperato lui. L’uomo che gliel’ha riconsegnato era un addetto alle pulizie”.