
La Ds 4 bianca distrutta dopo l'incidente costato la vita a Cecilia De Astis
Milano, 15 agosto 2025 – La tragedia del Gratosoglio, la morte di Cecilia De Astis investita alla fermata del 15 lunedì 11 agosto da quattro minorenni rom a bordo di un’auto rubata, vista da un’altra angolazione. Quella dei quattro ragazzi francesi, di 19 e vent’anni, a cui quella macchina apparteneva. La vacanza in Italia rovinata prima dal furto del veicolo, e dalla prospettiva di non saper come proseguire il viaggio e poi tornare a casa, e successivamente da qualcosa di ben peggiore. Quando cioè apprendono che la loro Ds 4 bianca è finita al centro di un omicidio stradale.

A raccontare l’incubo vissuto – “un incubo da svegli, a occhi aperti” come lo definisce uno di loro – al quotidiano alsaziano L’Alsace, regione di cui sono originari i quattro amici, è Maël a cui la Ds appartiene. È lui a guidarla. Risiede a Wittelsheim, cittadina di 10mila abitanti alle porte di Mulhouse. La vacanza in Italia è appena cominciata. La compagnia è scesa da Domodossola attraversando la Svizzera, si è fermata una settimana sul lago Maggiore e domenica 10 agosto decide di fare tappa a Milano. I ragazzi scelgono un Bed & breakfast di via Fraschini, strada secondaria del Gratosoglio fra via Missaglia e via Selvanesco.
L’arrivo anticipato al B&B
Poiché arrivano in anticipo rispetto all’orario previsto per il check-in decidono di parcheggiare l’auto – all’interno ci sono bagagli ed effetti personali – e di prendere il tram per andare a fare un giro in centro. Al loro ritorno alla sera, la sorpresa che nessun turista all'estero vorrebbe vivere sulla propria pelle: l’auto è sparita. Non resta che presentare denuncia.
“Abbiamo fatto un’ora di tram e aspettato tre ore in commissariato per denunciare il furto – racconta Maël all’Alsace mentre si trova assieme a Aubain, Thomas e Elliott sul treno, è il 13 agosto, che li sta riportando a Basilea dove li attendono i genitori –. In Francia una cosa del genere non c’era mai capitata. Eravamo rassegnati. Sapevamo che non avremmo rivisto né la macchina né le cose che avevamo lasciato dentro come i pc, le macchine fotografiche, i vestiti. Le nostre cose, insomma”.

La scena dai finestrini del 15
Ma il colpo di scena arriva la mattina successiva, l’ultimo giorno di vita di Cecilia De Astis. Quando dopo mezzogiorno sono sul tram per raggiungere un centro commerciale, dai finestrini del tram Maël, Aubain, Thomas e Elliott riconoscono la Ds distrutta in mezzo alla strada, all’altezza di via Saponaro. “Era in mezzo alla strada, era la nostra macchina”. La felicità di averla in qualche modo ritrovata dura meno di un minuto. Il tempo di realizzare che è distrutta e soprattutto che è successo qualcosa di grave. “La Ds era come se fosse esplosa – continuano a raccontare i ragazzi –. Una scena surreale, degna di un film. Abbiamo poi appreso prima dai poliziotti e poi dai giornalisti cos’era appena successo”.

Il viaggio a Milano, città che probabilmente tutti e quattro cancelleranno dalla loro carta geografica, si conclude com’era iniziato. Al commissariato, dove vengono rilevate le loro impronte digitali e viene registrata la loro deposizione. Ciliegina avvelenata sulla torta, la compagnia assicurativa non rimborserà loro nulla per quel che è accaduto a Milano: è quel che apprendono una volta rientrati in Alsazia.