
A Carlo Acutis è stata attribuita la guarigione della allora 21enne Valeria Valverde, coinvolta in un grave incidente stradale a Firenze
Milano, 25 agosto 2025 – “Carlo era un ragazzo “normale“ in classe, come gli altri, anche se con una profondità fuori dal comune per quell’età. Poi, un tassello dopo l’altro, ho scoperto tutto: mi si è ricostruito come un puzzle della sua personalità e di quegli aspetti che dalla cattedra non avevo inteso”. Maria Capello è stata l’insegnante di Matematica di Carlo Acutis, che tra due settimane - il 7 settembre - sarà proclamato santo.

Dalla sua scuola, il Leone XIII di Milano, partirà una delegazione di professori, alunni, genitori per assistere finalmente alla sua canonizzazione, prevista inizialmente per il 27 aprile. Dopo essere stata posticipata per la morte di Papa Francesco ci si prepara ora a viverla con ancora più intensità: erano partiti in 250 dal Leone XIII, nel mese di aprile, nonostante il cambio di programma, per assistere ai funerali del pontefice che aveva aperto a Carlo la via per la santità. Aspettando la nuova data, proclamata da Papa Leone, hanno organizzato incontri, invitando anche la mamma e il papà di Carlo a tornare tra i banchi: l’aula in cui sedeva tutti i giorni porta il suo nome. "È un’aula come le altre, però l’idea che studiava qui Carlo Acutis, un loro coetaneo che abitava qui vicino e che tutto sommato aveva una vita apparentemente simile alla loro, impressiona molto i nostri ragazzi: Carlo rimane un esempio veramente luminoso per tutti”, sottolineano gli insegnanti.

“Carlo faceva sempre tante domande – ricorda ancora la professoressa Capello – non tanto di matematica, ma su cosa pensassi io, sull’attualità. Un’altra cosa che ricordo nitidamente è che quando non era preparato nella mia materia mi diceva: “Ho altro da fare“. Non mi ha mai spiegato cosa avesse da fare, ma poco a poco l’ho capito. Per me Carlo è stato così: una sorpresa e una grande emozione dopo”. Più forte della morte. Impossibile dimenticare il periodo più difficile per Carlo, la sua famiglia e la scuola tutta, che pregava affinché la leucemia non lo strappasse via, a soli 15 anni.
“Chiaramente perdere uno studente così giovane è stato uno choc grande per tutti noi e per i suoi compagni – continua la docente –, però ci ha lasciato veramente tanto. E adesso viviamo questa grande attesa”.
“Carlo aveva una particolarità: un’attenzione alle cose che gli accadevano molto importante, non trascurava nulla”, ricorda il suo professore di Religione, Fabrizio Zaggia, responsabile di tutte le attività di volontariato del liceo alle quali Carlo Acutis partecipava sempre con entusiasmo.

“Si avvicinava ai compagni più timidi per stare insieme a loro, era un ragazzo molto generoso e disponibile – prosegue –. Quando gli veniva chiesto qualcosa la prima risposta era: “Sì, non si preoccupi, ci aiutiamo, facciamo noi“. E aveva anche un’ottima capacità di coinvolgimento della classe, anche nell’esperienza che abbiamo fatto di volontariato è riuscito attraverso la partecipazione a un concorso a coinvolgere la totalità dei compagni, neri vari ruoli: chi dietro le quinte, chi davanti alla cinepresa. Non aveva dimenticato nessuno".
Tutti ricordano le sue domande-fiume: “Era molto curioso, mosso proprio dalle domande: la sua partecipazione era sempre attiva, nei suoi interventi era molto puntuale, senza irritazioni, senza scaldarsi, ma con le parole giuste da dire, in maniera pacata, che magari ogni tanto hanno creato anche discussioni all’interno della classe. Sempre costruttive”.
“Per me è stata veramente una grazia quella di scoprirlo nel tempo, nelle cose che faceva al di fuori della scuola – prosegue il professore di Religione –: è emozionante vedere un alunno che vive così il cristianesimo, nella quotidianità. Papa Francesco lo ha definito il santo della porta accanto: Carlo è proprio così. E lascia un messaggio anche a noi insegnanti, nel lavoro quotidiano che svolgiamo ogni giorno, seguendo i ragazzi: dietro ciascuno di loro c’è un mondo che gli insegnanti spesso e volentieri non percepiscono e non conoscono del tutto”.
Un mondo da esplorare e valorizzare. Perché "Tutti nascono originali – diceva sempre Carlo Acutis – ma molti muoiono come fotocopie”. E anche la scuola può fare molto per evitare che questa originalità venga appiattita, facendo in modo che diventi un punto di forza nella crescita dei giovani.
"Carlo è stato una riscoperta – conclude il professore Zaggia –: è come se tutti conoscevamo un pezzo di puzzle, un pezzettino, che poi si è ricomposto nella sua complessità. Ed è bello, ogni volta che ne parliamo e che condividiamo testimonianze con chi lo ha conosciuto, scoprire qualche aspetto che ci è ancora sfuggito, ripensando proprio al suo percorso da noi, che abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo”.