SIMONA BALLATORE
Cronaca

I genitori di Carlo Acutis al Leone XIII: “Non era bigotto, né aveva paura: speriamo lo facciano santo il 3 agosto”

La madre auspica la canonizzazione con il nuovo pontificato nel giorno del Giubileo dei giovani. “Care famiglie, non lasciamo i nostri figli davanti ai telefonini che vogliono digitalizzarci l’anima”

L’arrivo di Andrea Acutis e Antonia Salzano nella scuola frequentata dal loro primogenito, Carlo Sotto mamma Antonia con il piccolo Carlo e l’aula che oggi porta il suo nome e che accoglie i ragazzi del Leone XIII

L’arrivo di Andrea Acutis e Antonia Salzano nella scuola frequentata dal loro primogenito, Carlo Sotto mamma Antonia con il piccolo Carlo e l’aula che oggi porta il suo nome e che accoglie i ragazzi del Leone XIII

Milano – “Start, acceleration, finish” si legge sulla maglietta di Carlo Acutis: aveva 9 anni nella prima foto che accoglie mamma Antonia Salzano e papà Andrea nell’auditorium del Leone XIII. Qui il loro primogenito ha frequentato tutto il primo anno e le prime settimane di seconda del liceo classico, fino alla diagnosi di leucemia fulminante. “In tutta la sua vita è stato sempre così: ha bruciato le tappe – guarda quell’immagine con gli occhi lucidi la mamma –. Sempre un andare avanti il tempo e anche nella fede, perché altrimenti non avrebbe potuto fare tutto quello che ha fatto. In fondo 15 anni sono pochi. Però si vede che il Signore aveva questa fretta”.

Ci sono 600 persone ad ascoltare i genitori, che tracciano insieme al direttore Vincenzo Sibillo, a padre Vitangelo Denora e al vescovo Francesco Beneduce il ritratto di quel figlio, in cammino verso la santità. Carlo che partecipa alla Messa due volte al giorno, che costruisce come hobby croci con pezzettini di legno e le dissemina lungo il cammino “perché se qualcuno le trova magari riflette”. La Comunione a 7 anni - dopo avere passato l’esame col vescovo Pasquale Macchi, la Cresima a 11, il catechismo insegnato per cinque anni, ma anche le coperte portate ai senzatetto, i video con gli effetti speciali per sostenere il volontariato, un programma informatico per gli assicuratori dedicato al papà. Si risente la sua voce al Leone XIII. “Non era un bigotto – sottolinea papà Andrea, che si è unito a sorpresa all’incontro –: aveva capito cos’è la libertà. E si affidava al Signore”.

Si ripercorrono anche i giorni difficili e il rapporto di Carlo con la morte: “Appena ricoverato, prima della diagnosi, mi disse: “Voglio offrire le mie sofferenze per il Signore, per il Papa e per la Chiesa. Non voglio fare il Purgatorio, voglio andare diritto in Paradiso – racconta Antonia –. Io ero ipocondriaca e lui figlio unico. Carlo aveva un senso dell’umorismo straordinario, mi son detta “vabbè, lo fa perché sono ansiosa“. Dopo la sua morte ho visto un video in cui diceva: “Peso 70 chili, sono destinato a morire“. Lo stesso peso che aveva quel giorno. Ma per lui la morte non era un problema”.

Oggi l’aula che frequentava al Leone XIII porta il suo nome. È stata meta di pellegrinaggio poche settimane fa: 250 ragazzi  da tutto il mondo hanno dormito tra i corridoi della scuola. Un viaggio prenotato appena saputa la data di canonizzazione di Carlo: il 27 aprile non vedevano l’ora di chiamarlo Santo. Poi il cambio improvviso per la morte di Papa Francesco, la decisione di non disdire e di pregare per entrambi, partecipando alle esequie del Pontefice, in attesa di una nuova data, che sarà comunicata da Papa Leone XIV. “Spero nel 3 agosto – confida la mamma del futuro Santo –: è già in programma il Giubileo dei giovani, Pier Giorgio Frassati, anche se era più grande e ha vissuto in un’altra epoca, è un Santo molto vicino a Carlo, in tanti aspetti: hanno in comune questo amore per Gesù e l’Eucarestia. Sarebbe bello, secondo me, che venisse unito a Carlo. Chissà. Noi siamo in attesa, però penso anche che quello che è successo il 27 settembre non sia un caso, ma faccia parte dell’ottica divina: Papa Francesco ha cominciato questo cammino, sarebbe proprio bello che Carlo inizi il nuovo Pontificato”.

“Dal Leone XIII a Papa Leone XIV quanti legami con Carlo”, aveva sottolineato mamma Antonia, appena varcata la soglia della scuola. Anche la tecnologia - con la sfida dell’intelligenza artificiale - si è affacciata già nei primi discorsi e programmi di Robert Francis Prevost . La mamma del patrono del web ricorda i legami di entrambi con le università, con l’America e il mondo anglosassone (Carlo è nato a Londra, il papà è per metà inglese e una nonna è nata a New York; la sua mostra sui miracoli è diffusa in 11mila parrocchie statunitensi e in tutto il Pianeta) ma anche con il Perù, dove Leone XIV è stato missionario, c’è stato il miracolo di Eten e si trova oggi una reliquia del Beato Acutis.

Nel frattempo l’appello va ai genitori e agli adulti in sala: “Ogni giovane è unico e irripetibile. Quella di Carlo è una santità nell’ordinarietà delle piccole cose. È fare tutto per amore. Ho trovato un suo scritto: “Io mi sento un genio quando uso computer“, scrisse. Poi si corresse: “Mi sento un genio quando faccio felice gli altri“”. “Carlo mi diceva: “Mamma, io voglio diventare Santo, ma non come San Francesco. Aveva una paura terribile: “Cinque mesi all’anno di digiuno non vorrei farli mai“ – sorride Antonia –. La sua è una santità nella quotidianità. Una santità che riguarda i nostri figli: vanno incoraggiati. L’educazione è importante. Non lasciamoli davanti ai telefonini, che vogliono digitalizzare l’anima. Mi raccomando, ogni occasione sprecata è un’occasione persa: spendete tempo di qualità con questi ragazzi”.