STEFANIA CONSENTI
Cronaca

Grazia Vanni, l’amica di una vita: Giorgio Armani, visionario e lavoratore infaticabile. Nessuno come lui

L’ex direttrice del settimanale di moda Grazia: “Innamoratissimo di Milano, era capace di accendere luci ovunque andasse”

Carla Vanni, già direttrice di Grazia, amica di una vita di Giorgio Armani

Carla Vanni, già direttrice di Grazia, amica di una vita di Giorgio Armani

Milano, 5 settembre 2025 – “Sempre un passo avanti, Giorgio Armani, una creatività incredibile, perdo l’amico di una vita”. Carla Vanni per 29 anni ha diretto il settimanale di moda Grazia, ora è consulente editoriale dell’edizione americana di Grazia. È autrice del libro Diario incompleto (di giornalismo e di moda).

Ancora non riesce a crederci, la notizia circola da qualche ora e - racconta - il cellulare squilla di continuo, “mi hanno chiamato amici di ogni parte del mondo, Giorgio era una vera icona globale”.

Che cosa le mancherà di lui?

“La sua generosità, la sua semplicità, la sua sensibilità. Gli ho voluto veramente bene. Ci siamo conosciuti quando lui era vetrinista alla Rinascente, la sua storia è nota a tutti. Ho avuto la fortuna di crescere in quegli anni, si partiva tutti da zero e poi lui è arrivato dove è arrivato...ma l’amicizia è rimasta. Potevano passare interi mesi a non sentirci, e non vederci, ma poi una volta ritrovati tutto era come se non ci fossimo mai lasciati”.

Giorgio Armani amava la sua Milano, ha fatto tanto per la città. È stato un anticipatore in tutto, anche nella rigenerazione urbana. Ha voluto il suo Armani Silos in una zona periferica della città, trasformando un deposito di granaglie in via Bergognone. Lui ha aperto la strada, altri hanno seguito il suo esempio.

“Verissimo. E l’ha realizzato a sua immagine, chiamando Tadao Ando, partecipando a tutte le fasi di costruzione. Un visionario. Capace di accendere luci in ogni posto in cui andava, dalle periferie di Milano a Pantelleria, altro luogo che ha amato insieme a Forte dei Marmi, dove si trova la casa pensata insieme al suo amore, Sergio. Poi era un lavoratore infaticabile, per lui il lavoro era una religione”.

L'ingresso dell'Armani/Silos in via Bergognone
L'ingresso dell'Armani/Silos in via Bergognone

La sua eredità?

“Ha saputo inventare e inventarsi in tutto quello che ha fatto. Appassionato di cinema, di arte, con il passare del tempo è solo e sempre migliorato, può sembrare strano usare questo aggettivo per lui... non voglio essere fraintesa, lo dico nel senso che ha saputo dare sempre il meglio di sé andando già oltre le sue incredibili capacità creative”.

Ha inventato pezzi unici...

“La sua giacca destrutturata resterà nella storia del costume. Non era solo una giacca. Era un modo di dare valore alle donne. Le ha liberate. Faceva pensare ad una donna capace di conservare la sua femminilità scegliendo un modo di vestire diverso. Poteva far pensare ad una giacca maschile ma che maschile non era, fluida, con una forte personalità”.

Le ha anche lei nell’armadio?

“Certo! Ero come impazzita, ne ho comprate diverse. E le uso ancora”.

Non propriamente economiche per la gente comune...

“Ma anche in questo negli anni Giorgio ha saputo innovarsi creando linee avvicinabili ai portafogli della clientela media, ai giovani”.

L’ultima volta che l’ha sentito?

“L’11 luglio, l’ho chiamato per il suo compleanno, ed era lui, brillante, fantastico. Ci siamo ripromessi di vederci... Pantelleria? Ho passato tante estati bellissime nella sua casa. Ma in tutte le sue dimore c’era sempre qualcosa di particolare, era lui che le rendeva speciali. Guardi, quasi non riesco a crederci che non c’è più, pareva immortale Giorgio. È rimasto sempre giovane dentro, fresco, pieno di idee e di entusiasmo”.

Scorge all’orizzonte un nuovo Armani nel mondo della moda Italiana?

“(Pausa di un lungo silenzio). Devo essere sincera? Proprio no”.