IVAN ALBARELLI
Editoriale e Commento

Sfida all’ultimo metrò

I costi dei prolungamenti di M4 e M5 scatenano una “guerra” fra Segrate e Monza

Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini all'inaugurazione della M4, il 12 ottobre 2024

Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini all'inaugurazione della M4, il 12 ottobre 2024

Ci mancava solo la guerra del metrò. A un passo dal dichiararla al ministro Salvini, ma a questo punto ci aspettiamo anche al Comune di Monza correo dello "scippo" annunciato, è il sindaco di Segrate Paolo Micheli, furibondo dopo le intenzioni manifestate dal ministro dei Trasporti di dirottare i fondi per il prolungamento della M4 a Segrate al prolungamento della M5 fino a Monza. Sul piatto ci sono i 420 milioni destinati a coprire gli extracosti dell'estensione della lilla da Bignami al capoluogo brianzolo. Il primo cittadino segratese non ci sta, quel denaro gli era stato promesso e lo pretende.

La verità è che ci sarebbe bisogno dell'uno come dell'altro prolungamento. La realtà è che la coperta è corta e non ci sono finanziamenti sufficienti a soddisfare tutte le richieste. Il dato di fatto è che anche a Milano, come nel resto d’Italia, la realizzazione di metropolitane è da sempre un buco nero, un'idrovora senza fondo che succhia miliardi per costruire – con tempi biblici – poche decine di chilometri.

Per dire: il prolungamento di tre chilometri della M1 fino a Baggio è atteso da oltre trent’anni e vedrà la luce, se va bene, nel 2032; quello (scandaloso per costi e tempi) da Sesto Primo Maggio a Bettola, parliamo di meno di due chilometri, è atteso da 15 anni, sarà finito forse nel 2029 e costerà quasi 206 milioni di euro. E mentre noi litighiamo fra Comuni e Governo centrale, come ai tempi della Lega Lombarda, a Madrid in tre anni hanno realizzato un'intera linea, la 12, di 40 chilometri e 28 stazioni, e costruito 80 chilometri di rete in meno di un decennio. Cercate l'errore.