LAURA DE BENEDETTI
Cronaca

Così Armani ritraeva Milano nel doc di Scorsese: “Elegante ed essenziale, fa parte di me”

Made in Milan, del 1990, fu girato dal regista premio Oscar anche nella casa dello stilista appena scomparso. I ricordi del produttore Andrea De Micheli: “Persona riservata ed educatissima. Non passava giorno senza che non arrivasse qualche ‘vip’ a fare shopping”

Così Armani ritraeva Milano nel doc di Scorsese: “Elegante ed essenziale, fa parte di me”

“Sento di fare parte di questa città, come questa città fa parte di me”. Nel documentario Made in Milan del 1990 del regista americano e premio Oscar Martin Scorsese, il fashion designer Giorgio Armani, morto ieri, giovedì 4 settembre, a 91 anni, spiega le sue idee sulla moda mentre prepara una sfilata, ma racconta anche la sua storia di famiglia e soprattutto narra la "città eletta” cui era legato nell’anima, Milano. 

Giorgio Armani con Martin Scorsese e Anjelica Huston nel 1990, durante una proiezione di Made in Milan
Giorgio Armani con Martin Scorsese e Anjelica Huston nel 1990, durante una proiezione di Made in Milan

E i primi minuti sono tutti dedicati alla metropoli dove lo stilista, nato a Piacenza nel 1934, si è trasferito e ha scelto di vivere e lavorare, come racconta lui stesso in questo short film destinato a rimanere nella storia.

Armani, Milano "una città che ti permette di esprimerti”

Armani descrive Milano come “una città che ti permette di esprimerti, se hai qualcosa da comunicare. E ti rispetta per questo. Qualità eccezionale per una metropoli”. All’inizio, per lui arrivato “da una città di provincia in un momento delicato” con “i primi veri amici, le prime responsabilità”, narra nel documentario, “Milano mi è sembrata fredda e tanto grande. Poi d'improvviso si è fatta accogliente. Ricca di bellezze inattese da scoprire giorno per giorno. I palazzi non sono imponenti e opulenti, come quelli di Roma, vivono di un'eleganza discreta. Quasi sussurrata. La dimensione non è quella degli spazi di Parigi, Londra”.

Lo stilista: Milano, "qualcosa di esclusivo”

“Ma se vai al di là, oltre la facciata di queste case, si scoprono interni fantastici – sottolinea Armani in questo tributo a Milano -. Piccoli, grandi giardini, atmosfere molto raccolte, raffinate, che fanno pensare a qualcosa di esclusivo, e privato, spesso ad una storia passata. Poi gode anche di una bellezza che è molto vicino al mio stile. Il mio stile di vita, il mio modo di vedere. Da allora anche Milano è molto cambiata, non perdendo l'atmosfera coinvolgente e protettiva in cui ti puoi immergere con il tuo lavoro e con la tua vita. Perché Milano ti permette di partecipare alla sua vita secondo le tue esigenze personali. Per esempio, ho pochissime ore al giorno per me stesso. La scelta di vita, dunque, è stata il lavoro ed è proprio per questo che sento di far parte di questa città, come questa città fa parte di me”.

Armani: “La mia casa? Elegante ed essenziale come Milano”

"Quando ho pensato alla mia casa, ho cercato di farla vivere della stessa eleganza essenziale di Milano”, lasciando anche molti dettagli non definiti. Perché tutto ciò che è predisposto in maniera inamovibile, perfetto, indiscutibile, mi dà la fastidiosa sensazione di qualcosa di troppo definitivo. Vale per la mia vita e anche per il mio lavoro. Penso, penso sempre di aggiungere qualche cosa. Togliere qualcosa, soprattutto togliere qualcosa. Una grande attenzione al rigore, al non esibizionismo” spiega ancora Armani nel documentario di Scorsese prima di spiegare come il concetto di essenzialità si traducesse poi anche nel suo guardaroba, nelle sue creazioni sartoriali che sono diventate iconiche nel mondo.

Re Giorgio e ‘Made in Milan’, l’eredità culturale

Andrea De Micheli
Andrea De Micheli

A ricordare il documentario Made in Milan, realizzato con la regia di Martin Scorsese e con la fotografia del Premio Oscar Néstor Almendros è colui che ha creduto nella opportunità e necessità di realizzare un reportage che oggi più che mai rappresenta una eredità culturale: il produttore Andrea De Micheli, di Casta Diva Group. 

“Ho avuto l’onore e il privilegio di frequentare Giorgio Armani anni fa, quando fui produttore esecutivo, per la Mercurio, del documentario a lui dedicato ‘Made in Milan’. Il progetto fu presentato alla Mostra del Cinema di Venezia del 1990, dove Martin Scorsese aveva portato il suo capolavoro, Goodfellas (Quei bravi ragazzi), in cui Armani aveva vestito Robert De Niro, Ray Liotta e Joe Pesci.

“Quel lavoro rimane ancora oggi uno dei ricordi più vivi e preziosi della mia carriera non solo per l’eccezionalità del progetto, ma per l’occasione che mi diede di entrare nell’intimità della vita di Armani, di frequentare casa sua, dove girammo parecchie scene, di pranzare con lui alla Briciola, il suo ristorante preferito all’epoca, di vederlo lavorare alle sue creazioni, partendo sempre dalle pezze di stoffa, e da grandi vasi pieni di bottoni, passamanerie e accessori, con cui componeva sul corpo della sua modella parvenze di vestiti, fatte di niente, ma che cadevano miracolosamente sul suo corpo e facevano intuire l’opera d’arte finita”.

Vestì Gere in American Gigolò

De Micheli ricorda “una persona timida, riservata, gentile, educatissima, di rara eleganza e discrezione”. Parlando di cinema, racconta il produttore, Armani “diceva di essersi ispirato ai vestiti degli attori hollywoodiani degli anni ‘40, ma poi è stato lui stesso a influenzare il cinema mondiale dagli anni ’80 in poi, quando iniziò col disegnare i costumi di scena di Richard Gere per l’iconico film American Gigolò di Paul Schrader: il balletto di Gere per la scelta dei vestiti, delle camicie e delle cravatte è entrato nella storia del cinema”.

Da allora le star hanno fatto a gara per essere vestite da lui, sia in scena sia sul red carpet. "Penso a Julia Roberts, Cate Blanchett, Kevin Costner, Robert De Niro, Jodie Foster, Lady Gaga, Christian Bale, Penelope Cruz, Leonardo DiCaprio, Tom Cruise, Brad Pitt – elenca il produttore – Mentre giravamo in via Borgonuovo, non c’era giorno in cui non venisse qualche ‘vip’ a fare shopping. Ricordo in particolare una spettacolare Lauren Hutton girare per l’atelier in calzoncini corti, modella e attrice quasi cinquantenne, ma forse semplicemente semidea”.

Nel cinema Armani ha lavorato tanto, per più di 200 film. "Ricordo Strade di fuoco di Walter Hill (1980), Gli intoccabili di Brian De Palma (1987), Il tè nel deserto di Bernardo Bertolucci (1990), Cadillac Man di Roger Donaldson (1990) e Ransom - Il riscatto di Ron Howard (1996). – chiosa De Micheli – Per arrivare poi a due grandi film di questo secolo in cui ha vestito Christian Bale (nel ruolo di Bruce Wayne) nel film Il cavaliere oscuro (2008) e nel sequel di quattro anni dopo (entrambi diretti da Nolan). Nel 2013 torna al sodalizio con Scorsese per The Wolf of Wall Street, in cui veste Di Caprio”.