
Il parco divertimenti Aquaneva di Inzago dove la scorsa estate è annegata Fatou Sarr all’età di 11 anni
Inzago (Milano) – La morte per annegamento dell’11enne Fatou Sarr potrebbe lasciare un’eredità positiva, un cambio di passo sulla sicurezza nelle piscine a partire da un’indagine che, a 360 gradi, ha messo sotto la lente quella catena di presunte “negligenze e imprudenze” che un anno fa hanno trasformato in una tragedia la gita con l’oratorio di Caravaggio nel parco divertimenti Aquaneva di Inzago. È la speranza dei genitori, senegalesi residenti nella Bergamasca, che attendono l’apertura dell’udienza preliminare, fissata per il 29 ottobre davanti al gup di Milano Cristian Mariani, a carico di quattro persone che rischiano il processo per concorso in omicidio colposo: don Andrea Piana, responsabile dell’oratorio di Caravaggio, il legale rappresentante della società Tvr Srl (in liquidazione) che gestisce la struttura, il responsabile della sicurezza sui luoghi di lavoro e preposto alla sicurezza e una dipendente “responsabile di fatto” del parco. Assistiti dagli avvocati Mirko Mazzali e Francesco Giuseppe Vivone, i genitori di Fatou hanno chiesto un risarcimento sia alla struttura sia alla parrocchia di Caravaggio, senza ricevere al momento una risposta.
“Vorrebbero evitare il dolore di partecipare a un processo e rivivere la tragedia che li ha colpiti – spiega l’avvocato Vivone – e un equo risarcimento consentirebbe loro di costruirsi un futuro dignitoso, anche perché hanno avuto un altro figlio che ora ha meno di un anno. Le ampie indagini che la pm Alessandra Cerreti ha portato avanti, con la relazione tecnica agli atti, dovrebbero servire come “base“ per una riflessione anche normativa sulla sicurezza nelle piscine, visto che da allora poco è cambiato e quest’estate si sono registrati altri morti negli impianti”.
Per questo i legali della famiglia sono in contatto con l’associazione Salvagente Italia presieduta da Mirko Damasco, che si occupa di primo soccorso pediatrico organizzando corsi e iniziative per sensibilizzare sulla sicurezza in acqua, anche attraverso appelli alla politica e ad Assopiscine. “Quello dei centri estivi è un problema che va affrontato – spiega Damasco – perché i bambini sono accompagnati da altri bambini, minorenni come loro”. Il 17 giugno del 2024 Fatou, che non sapeva nuotare, si è tuffata in un punto dove l’acqua era profonda 1,6 metri, è annegata ed è morta all’ospedale. I 13 accompagnatori dei circa 200 bambini in gita erano tutti minorenni, così come aveva 17 anni l’unico bagnino in servizio. Il sacerdote è accusato di aver omesso “per imprudenza di prestare la necessaria costante sorveglianza sulla minore” anche perché in quel momento si era allontanato per “recarsi nel bar del parco per consumare un caffè”. Anche i responsabili della struttura sono accusati di una serie di violazioni dei protocolli di sicurezza e per la valutazione dei rischi, legati anche alla formazione.