NICOLA PALMA
Cronaca

Stupro di San Zenone al Lambro: lente su Dna, immagini delle telecamere e celle telefoniche

Vertice in procura a Lodi fra magistrati e carabinieri per pianificare i prossimi passi dell’inchiesta. La prima ricostruzione degli avvenimenti: ragazza in balia per una ventina di minuti di un uomo con “carnagione scura e capelli ricci"

La stazione ferroviaria nei pressi dei quali la diciottenne è stata aggredita

La stazione ferroviaria nei pressi dei quali la diciottenne è stata aggredita

Milano, 3 settembre 2025 – La pista più concreta da battere porta alle tracce biologiche trovate da medici della Mangiagalli e militari della Sezione investigazioni scientifiche di via Moscova. L’obiettivo degli investigatori è isolare il Dna dell’aggressore, per poi confrontarlo con quelli già inseriti nelle banche dati delle forze dell’ordine e cercare un match positivo che possa incastrare lo stupratore di San Zenone al Lambro. Non solo la genetica, però. Gli accertamenti dei carabinieri della Compagnia di San Donato Milanese e del Nucleo investigativo di Milano si stanno muovendo pure in altre direzioni, come sempre accade in casi così delicati.

In assenza di testimoni i militari stanno passando al setaccio le immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza installate nell’area che ruota attorno allo scalo ferroviario. Sotto la lente anche le celle telefoniche, per cercare i numeri che le hanno agganciate nella tarda serata di sabato e avviare uno screening mirato.

Ieri mattina è andato in scena un vertice tra magistrati e carabinieri per fare il punto e pianificare i prossimi passi dell’inchiesta coordinata dalla pm Martina Parisi. "Chi ha visto qualcosa, o rivedendo le proprie telecamere private si accorge di qualcosa che potrebbe risultare utile alle indagini, o è venuto a sapere qualcosa rispetto alla violenza a una diciotteenne messa in atto lo scorso weekend alla stazione di San Zenone al Lambro chiami i carabinieri e racconti quello che sa”, l’appello lanciato dalla procuratrice di Lodi Laura Pedio.

Reduce da una serata trascorsa in compagnia della sorella, la diciottenne stava raggiungendo a piedi la stazione per salire sul treno delle 23.04, che l’avrebbe riportata a casa nella periferia nord di Milano.

All’improvviso le si è parato davanti un uomo mai visto prima, che lei ha descritto così: “Carnagione scura e capelli ricci”. Lo sconosciuto, probabilmente di origine africana, l’ha afferrata per le braccia e l’ha trascinata con la forza sotto un albero, vincendone la strenua resistenza; i segni da “costrizione” che aveva sul corpo testimoniano che la ragazza ha lottato col suo aggressore per cercare di divincolarsi, purtroppo senza riuscirci. Comprensibilmente sotto choc per l’accaduto, la vittima non è riuscita a quantificare il tempo in cui è rimasta in balìa dello stupratore, ma una prima ricostruzione parla di circa 20 minuti.