
Estate di manifestazioni e proteste per i ricercatori di Nms impegnati nella difesa dei posti di lavoro
Nerviano (Milano) – È scattata nei giorni scorsi la procedura di licenziamento collettivo per 73 dipendenti della Nerviano Medical Sciences, su un totale di 123 lavoratrici e lavoratori. Una decisione che ha innescato l’allarme non solo tra i sindacati, ma anche tra le istituzioni locali e soprattutto tra i ricercatori impegnati da anni in uno dei poli più importanti per la ricerca oncologica in Italia. Ad aggravare il quadro, l’annuncio della proprietà – il fondo cinese Pag, azionista di maggioranza – di voler anticipare la ristrutturazione della controllata BioNerviano, inizialmente prevista per il 2026. La scelta di accelerare i tempi ha destato ulteriore preoccupazione, perché segna di fatto l’avvio di uno smantellamento progressivo delle attività di ricerca sul territorio.
Il nodo più delicato riguarda l’assenza di ammortizzatori sociali: la proprietà ha infatti dichiarato, nel primo incontro avvenuto a inizio settembre in Assolombarda, di non voler ricorrere a strumenti di sostegno al reddito. “Stiamo attendendo la prossima riunione di martedì per confrontarci con la proprietà e ribadire il nostro dissenso”, spiega Daniele Calcaterra della Cgil Ticino Olona, insieme ai rappresentanti di Cisl e Uil. Sul tavolo ci sono ipotesi di riduzione dei licenziamenti, uscite volontarie o accompagnamenti alla pensione. Parallelamente è stato attivato anche un tavolo tecnico in Regione Lombardia, con la partecipazione delle sigle confederali.
Intanto, la procedura per la NMS – formalmente avviata lo scorso 3 settembre – prevede 45 giorni di confronto sindacale e ulteriori 30 di fase amministrativa. Ma l’intenzione della proprietà di avviare già entro fine mese la ristrutturazione di BioNerviano rende la vertenza ancora più complessa e incerta. “L’obiettivo – ribadiscono i sindacati – è salvaguardare non solo i posti di lavoro, ma anche la continuità di un centro di eccellenza che rappresenta un punto di riferimento nazionale per la ricerca farmacologica”. Una partita delicata, con effetti che rischiano di estendersi anche ad altre realtà del comparto scientifico lombardo.