GIOVANNI CHIODINI
Economia

Marelli, un mese per il futuro: da Usa e India prove di rilancio

Possibili investitori all’orizzonte. “Le commesse ci sono” ma nel Milanese si produce a singhiozzo

Antonio Del Duca, Fiom Cgil Ticino Olona

Antonio Del Duca, Fiom Cgil Ticino Olona

Corbetta (Milano) – Entro le prime settimane di agosto si conoscerà il destino di Marelli. Il gruppo, uno dei principali produttori mondiali di componentistica per l’automotive, lo scorso 11 giugno aveva ufficialmente avviato la proceduta di fallimento tramite il Chapter 11 negli Stati Uniti, mossa decisa dopo mesi di crescenti difficoltà finanziarie, sentori di una crisi profonda che coinvolge non solo la storica azienda (nata dalla fusione tra Magneti Marelli e la giapponese Calsonic Kansei) ma anche l’intero indotto automotive nazionale.

“Circa l’80% dei finanziatori della società ha firmato un accordo per sostenere la ristrutturazione, mettendo a disposizione 1,1 miliardi di dollari, contro i 5 miliardi di debito” afferma Antonio Del Duca, della Fiom Cgil Ticino Olona. Il finanziamento ponte garantito dai creditori serve a sostenere l’operatività durante la procedura concorsuale. A guidare il consorzio dei nuovi finanziatori c’è il fondo americano Strategic Value Partners (Svp) che si candida a rilevare il controllo del gruppo con un’offerta già formalizzata in sede di Chapter 11. Resta comunque aperta sino alla scadenza dei 45 giorni la finestra per eventuali offerte concorrenti: un nome già circolato è quello dell’indiana Samvardhana Motherson.

“Allo stabilimento di Corbetta (nel Milanese, ndr) i lavoratori vivono nella totale incertezza. Una situazione non facile. Ci sono richieste di commesse, da parte di tutte le grandi case produttrici di autovetture ma a volte mancano i componenti per realizzarle – aggiunge Del Duca -. Per questo quando non c’è lavoro i dipendenti restano a casa e vengono richiamati quando arrivano le forniture dei semilavorati. Alcune delle aziende che devono fornire questi componenti sono tra quelle che si sono dette disposte a finanziare i debiti di Marelli, ma in una situazione come l’attuale forse conviene loro non favorire la piena funzionalità dello stabilimento di Corbetta”.