Milano – Dalle parole ai fatti, dagli annunci alla firma: dopo giorni di richieste, critiche e conferme, l’ordinanza anti-caldo di Regione Lombardia è stata pubblicata come da programma martedì mattina. Il presidente Attilio Fontana ha vergato il documento di carattere urgente finalizzato a tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori esposti alle alte temperature. Ora, l'ordinanza viene trasmessa ai prefetti, ai sindaci dei Comuni lombardi, alle Ats, Asst, alle Organizzazioni sindacali, ai rappresentanti delle imprese e delle associazioni di categoria, affinché vengano adottate tutte le misure necessarie.

Da quando
Il provvedimento, entra in vigore dalle 00.01 di mercoledì, 2 luglio, e fino al 15 settembre 2025, disciplina il divieto di attività lavorativa all'aperto tra le 12:30 e le 16:00 nelle aree edili, cave, aziende agricole e florovivaistiche, limitatamente ai giorni in cui la mappa giornaliera pubblicata quotidianamente sul sito www.worklimate.it

Il richiamo
Nell'ordinanza si richiama inoltre l'importanza delle “Linee di indirizzo per la protezione dei lavoratori dal calore e dalla radiazione solare', approvate dalla Conferenza delle Regioni e Province Autonome e che costituiscono una sintesi dei vari documenti emanati dalle Regioni e Ppa, tra cui la Lombardia.
Le attività escluse
Sono escluse dall'applicazione del divieto le attività urgenti e di pubblica utilità, purché siano adottate tutte le misure di prevenzione previste: il divieto non si applica alle pubbliche amministrazioni, ai concessionari di pubblico servizio, ai loro appaltatori, agli interventi di protezione civile e di salvaguardia della pubblica incolumità.
Le sanzioni
La violazione delle disposizioni comporta sanzioni secondo quanto previsto dall'art. 650 del codice penale, fatta salva l'applicazione di eventuali reati più gravi. Cosa dice l’articolo? “Chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall'Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d'ordine pubblico o d'igiene, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l'arresto fino a tre mesi o con l'ammenda fino a euro 206”. La responsabilità in questo caso può ricadere sia sui lavoratori che sulle aziende.