MANUELA MARZIANI
Cronaca

Odissea sulla Milano-Pavia. La rabbia di Giulia, studentessa di 22 anni: “Quasi due ore di treno per arrivare a Voghera”

La chiusura per lavori del ponte ferroviario di Bressana ha “spezzato” nel pieno dell’estate un collegamento strategico fra Lombardia e Liguria: il racconto e l’esasperazione di Giulia Fossati, che ha filmato e documentato il suo “viaggio della speranza”

Odissea sulla Milano-Pavia. La rabbia di Giulia, studentessa di 22 anni: “Quasi due ore di treno per arrivare a Voghera”

Voghera (Pavia), 2 agosto 2025 – Un “viaggio della speranza” è quello che compiono ogni giorno i pendolari che da Voghera raggiungono Milano per lavoro e vi fanno ritorno. Venerdì, primo giorno del mese tradizionalmente dedicato alle ferie, anche Giulia Fossati, 22 anni studentessa di filosofia all’Università di Bologna e da poco eletta portavoce della Conferenza delle donne democratiche della federazione provinciale del Pd di Pavia, ha provato a effettuare il viaggio documentando quando vedeva e i disagi che si vivono a causa dei lavori sul ponte di Bressana. 

I display che avvisano gli automobilisti della chiusura del ponte: i disagi, infatti, riguardano anche il collegamento stradale
I display che avvisano gli automobilisti della chiusura del ponte: i disagi, infatti, riguardano anche il collegamento stradale

“Ecco come sono tornata a casa” 

“Sono le 17,56 e sono in stazione a Milano – ha raccontato la studentessa –, voglio vedere quanto ci impiego per tornare a casa”. Il treno sul quale la ragazza doveva salire era quello delle 18,25 in arrivo a Pavia alle 19. “Moltissimi i passeggeri che sono saliti con me – ha aggiunto Giulia –, non so come faremo a stare sui pullman”. Il treno è arrivato a Pavia puntuale e da lì i viaggiatori diretti in Oltrepò dovevano scendere e prendere un mezzo sostitutivo. Affollatissimo. 

Il ponte storico di Bressana Bottarone, è stato aperto nel 1867
Il ponte storico di Bressana Bottarone, è stato aperto nel 1867

"I politici usino il treno come me” 

“Questo viaggio è diventato un’odissea – ha aggiunto la studentessa –. I pendolari sono costretti a raddoppiare il tragitto, fare cambi improbabili, deviare attraverso l’Emilia Romagna, e tutto questo per riuscire a fare quello che dovrebbe essere normale: tornare a casa. Nel frattempo, dalla politica arrivano dichiarazioni come “non ci sono grossi disagi”".

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“Invito – conclude Giulia – ufficialmente chiunque abbia pronunciato queste parole a salire su quei treni ogni giorno, avanti e indietro, a orari di pendolarismo reale. Fatelo per una settimana. Io non so esattamente che cosa si intenda con la parola “disagio”, ma obbligare i pendolari a impiegare il doppio del tempo per raggiungere prima il posto di lavoro e poi per tornare a casa sia una forte sintomo di disagio”.