Coronavirus in Lombardia, allargare la zona rossa? Medici dell'Esercito nel Lodigiano

Grave la situazione nella Bergamasca. Primi contagiati all'ospedale di Baggio. Il ministro della Salute Speranza anticipa la visita alla giunta in autoquarantena lavorativa

Coronavirus, l'ospedale di Codogno (Ansa)

Coronavirus, l'ospedale di Codogno (Ansa)

Milano, 4 marzo 2020 - Non c’è Milano, ha chiarito il direttore del dipartimento Malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità Gianni Rezza, tra le aree della Lombardia nelle quali si valutano nuove zone rosse. Anche se la metropoli con 93 casi (di cui 37 in città) è la quinta provincia più contagiata, dietro Lodi (482), Bergamo (372, con 129 casi in più in un giorno), Cremona (287) e Pavia (122), e davanti a Brescia (86).

Scuole e ateni chiusi fino a metà marzo

"Finalmente da Roma a Milano tutti hanno preso consapevolezza di quella che è realmente la situazione. Le notizie secondo cui il Consiglio dei Ministri ha deciso di chiudere le scuole fino a metà marzo confermano che la linea assunta da subito dalla Regione Lombardia era quella corretta, l'unica per fronteggiare davvero il diffondersi del virus. Ora piu' che mai bisogna remare tutti nella stessa direzione, senza polemiche per tutelare la salute dei cittadini". Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana.

Dubbi sulla ripresa dell'attività erano stati espressi dall'assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera: "Bisogna capire se questo strumento è efficace e se proseguire la chiusura ha un senso. Ovviamente l'obbiettivo è la tutela degli studenti e delle famiglie". Poi, aveva nuovamente sottolineato: "Bisogna per forza ridurre la vita sociale a causa della rapida evoluzione del coronovirus per contenere la diffusione della patologia. È necessario evitare gli assembramenti". "È fondamentale - aveva rimarcato - che le più alte figure, i rappresentanti politici e istituzionali, diano in maniera univoca messaggi alla popolazione in relazione agli stili di vita da adottare dalla popolazione". Sulla questione era intervenuto anche Massimo Galli, docente alla Statale di Milano e primario dell'ospedale Sacco a 24Mattino su Radio 2: "E' fantascienza. Non credo che una situazione con queste caratteristiche si normalizzi al punto da tornare a breve alla normalità".  "Mi auguro di sbagliarmi ma dovremo gestire questo virus per un periodo non cosi' breve da poter far finta di niente a breve scadenza", aveva aggiunto. E ancora: "La mia preoccupazione è che non c'e' capienza negli ospedali per le persone che stanno bene pur essendo positive al virus e sono avviate all'isolamento a casa. L'isolamento domiciliare non e' garanzia di contenimento del problema. Il rischio e' che il problema diventi ciclico"

Bergamo, seconda 'zona rossa'?

C'è anche un neonato di appena 20 giorni tra i 372 contagiati della provincia di Bergamo che ha registrato nelle ultime ore un picco con 129 nuovi casi di Coronavirus. Un dato che supera anche quello della zona rossa del lodigiano, fermo a più 98 casi. Numeri che, ha speigato l'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera, rivelano come "la patologia stia incrementando in maniera costante". Ma se le notizie sulle condizioni del piccolo non sono preoccupanti, molto grave è invece la situazione nel bergamasco, in particolare nell'area tra i comuni di Alzano Lombardo e Nembro, alle porte della città.  Quest'area della provincia di Bergamo potrebbe diventare così la seconda 'zona rossa' della Lombardia. "La crescita dei contagi in provincia di Bergamo impone una riflessione dei tecnici - ha spiegato Gallera -. Se ci dicono che l'unico modo è di istituire un'altra zona rossa, ne prendiamo atto. A noi interessa la salute dei cittadini. È un dato oggettivo che in quell'area oggi il numero dei contagi è uno dei più alti. Abbiamo chiesto ai tecnici di fare valutazione e di suggerire interventi".  ''Accetteremo quello che gli organismi superiori definiranno - ha detto il sindaco di Alzano Lombardo, Camillo Bertocchi - so che la comunità scientifica sta per esprimere un parere in merito e ci sarà poi il filtro della politica, che dovrà tenere conto della nostra particolare situazione economica, che è molto strutturata. Mi aspetto che in questa valutazione ci sia un capitolo relativo all'industria che'' senza ''una soluzione di continuità proporrebbe danni incalcolabili''.

Medici dell'Esercito nel Lodigiano

L' Esercito ha inviato i primi medici chiesti dalla sanità lombarda alla Difesa. Si tratta di un cardiologo, due anestesisti e quattro infermieri professionisti in rinforzo agli ospedali del Lodigiano. Tutti provengono dal Centro Ospedaliero dell' Esercito di Milano.

Primi pazienti all'ospedale di Baggio

In tarda mattinata o nel primo pomeriggio arriveranno all'ospedale militare di Baggio, a Milano, i primi pazienti destinati all'isolamento perché contagiati da coronavirus. Secondo quanto si apprende oggistesso la sanità lombarda deciderà quanti e quali malati rimettere alle cure dei medici militari nella caserma della periferia sud di Milano. In ogni caso si tratta di circa 50 pazienti smistati in 11 stanze da 4 o 5 letti, non affetti da patologie gravi ma comunque bisognosi di cure.

Palermo, 'casonsei' ai bergamaschi in quarantena

Blitz enogastronomico anti-isolamento per i 29 bergamaschi in quarantena da coronavirus in un albergo di Palermo. Si tratta dell'operazione "Pale/rgamo (acronimo di Palermo+ Bergamo)". "Una sorta di abbraccio enogastronomico della Sicilia ai 29 turisti bergamaschi", hanno spiegato i promotori, che hanno sottolineato: "Qui siete a casa! Menu', recapitato in quarantena, a base di casonsei bergamaschi ma preparati da chef siciliani". L'idea è nata dopo la polemica, montata poi sui media e sui social, che ha visti come protagonisti, loro malgrado, proprio i componenti del gruppo di vacanzieri lombardi. All'appello rivolto ai turisti da parte dell'Istituzione regionale di non recarsi in Sicilia, vi è stata subito una forte presa di posizione in senso opposto della città che ha tributato diverse manifestazioni di vicinanza e solidarietà agli sfortunati bergamaschi. Come questa iniziativa, voluta da una rappresentanza dell'enogastronomia siciliana, ovvero Prezzemolo & Vitale e i produttori di vino Diego e Alberto Cusumano.

Milano, primi casi in Comune e Città metropolitana

Dal 17 febbraio è assente dal lavoro, prima a casa in malattia e poi ricoverato all’ospedale San Matteo di Pavia. Un dipendente di Palazzo Marino è risultato "positivo", sarebbe il primo contagiato dal coronavirus tra gli impiegati comunali. Lavora nel settore Urbanistica, nella sede di via Pirelli 30, a pochi passi dalla stazione Centrale. Da Palazzo Marino a Palazzo Isimbardi. Ieri, infatti, è stato segnalato il primo contagio da coronavirus anche tra i dipendenti della Città metropolitana. A quanto si apprende, infatti, una lavoratrice degli uffici di viale Piceno è positiva ed è in quarantena in uno dei Comuni della zona rossa nel Basso lodigiano, dove vive. 

Positivo cantante della Scala

L’ultima volta è stato in teatro il 26 febbraio per partecipare alla prova d’insieme dell’opera lirica Salome di Richard Strauss, nuova produzione scaligera con debutto inizialmente in calendario per domenica 8 marzo con la regia di Damiano Michieletto e la direzione di Riccardo Chailly. Poi il componente della compagnia di canto, che era inserito nel cast di altri due titoli, ha iniziato ad accusare sintomi compatibili con il Covid-19, come un’altra ventina di dipendenti della Scala (il contagiato non lo è) che hanno chiamato l’infermeria del teatro in questi giorni. Ieri è arrivata la conferma: l’artista, che ha studiato all’Accademia e che non sarebbe in condizioni preoccupanti stando alle informazioni a disposizione, è risultato positivo al tampone del coronavirus, secondo caso in via Filodrammatici dopo quello del corista già a casa da un paio di settimane. Un caso di contagio anche tra gli allievi dell’Accademia della Scala: secondo quanto risulta al Giorno, un ballerino straniero che frequenta la fucina di talenti del Piermarini ha scoperto di aver contratto il virus il 29 febbraio, una settimana dopo il rientro in patria.

Kenya sospende i voli da Milano

Il Kenya ha deciso di sospendere i voli diretti in partenza da Milano e Verona. E' il primo Paese africano ad adottare questa misura, che stando al ministro della Salute Mutahi Kagwe, e' stata preceduta da colloqui con l'ambasciatore italiano a Nairobi. Come ha spiegato Kagwe, "il Comitato nazionale per la risposta all'emergenza del coronavirus ha concluso che i voli dal nord dell'Italia, e in particolare da Verona e Milano, sono sospesi a partire dal 3 marzo 2020". Questa misura, ha detto il ministro, e' dovuta al fatto che "l'Italia sta registrando casi di Coronavirus che potrebbero avere ripercussioni sulla salute dei keniani". La scorsa settimana Nairobi aveva chiuso anche i voli dalla Cina.