PAOLA PIOPPI
Cronaca

Rapita e chiusa in un buco sotto terra: la lettera di Cristina Mazzotti e il dettaglio che rivela una seconda donna

Como, la 18enne rapita e uccisa nel 1975: a processo gli esecutori materiali. “Caro papà, ho tanta paura: sto male, soffoco. Se non paghi mi uccideranno”

Cristina Mazzotti venne sequestrata dall’Anonima nella notte tra il 30 giugno e il 1° luglio 1975: viaggiava su una Mini Minor con due amici. La 18enne morì durante la prigionia, il corpo fu trovato in una cava nel Novarese il 1° settembre. Sopra, una lettera al padre durante il sequestro

Cristina Mazzotti venne sequestrata dall’Anonima nella notte tra il 30 giugno e il 1° luglio 1975: viaggiava su una Mini Minor con due amici. La 18enne morì durante la prigionia, il corpo fu trovato in una cava nel Novarese il 1° settembre. Sopra, una lettera al padre durante il sequestro

EUPILIO (Como) – La voce di Cristina Mazzotti, vittima di una delle pagine più crudeli della stagione dei sequestri di persona, non potrà essere sentita dai giudici della Corte d’Assise di Como. Ma la sua calligrafia stentata, per la paura e la debolezza, parla per lei. Racconta del buio improvviso in cui è stata imprigionata, del timore continuo della morte. Trasmette, ancora oggi, tutta l’angoscia e la consapevolezza del dolore. Ci dice quanto la vicinanza a quella vicenda sia ancora forte, per chi l’ha conosciuta e vissuta in prima persona, a partire dalle sera del 30 giugno 1975, ma anche per chi è arrivato dopo, e non è rimasto indifferente. Perché a distanza di cinquant’anni, le ultime parole scritte da Cristina Mazzotti durante il suo rapimento, continuano a custodire l’enorme carico di paura e disperazione di quei giorni.

Le ultime lettere, forse mai viste al di fuori della famiglia, sono ora entrate negli atti del processo che si sta svolgendo a Como davanti alla Corte d’Assise, prodotte dagli avvocati di parte civile, della famiglia Mazzotti, Fabio Repici ed Ettore Zanoni. E con loro, è entrata la voce di Cristina. Una ragazza di 18 anni sequestrata mentre tornava a casa con due amici, chiusa in una buca sottoterra, e avvelenata, giorno dopo giorno, da una quantità spropositata di sedativi che servivano a consentire a suoi carcerieri di gestirla senza urla e tentativi di fuga. Fino a ucciderla. Il processo ai tre uomini ritenuti gli esecutori materiali del rapimento avvenuto a Eupilio – Demetrio Latella, Giuseppe Calabrò e Antonio Talia, tutti ultrasettantenni – è giunto ormai alla chiusura dell’istruttoria, e si è arricchito delle poche lettere scritte da Cristina durante la prigionia: quattro semplici fogli, che custodiscono intatti l’angoscia di chi scriveva, e di chi avrebbe dovuto leggere.

N14AH1_
La lettera scritta di proprio pugno da Cristina Mazzotti: la calligrafia è incerta e tremolante, la ragazza stava già molto male

“Caro papà, mi hanno fatto scrivere le condizioni per il mio riscatto. Sono stremata, aiutami se puoi, fai presto. Ti bacio tanto, saluta la mamma e tutti gli altri”. Ma in quella lettera c’è molto di più: la calligrafia incerta, già fortemente indebolita e tremante, la costrizione. Questa è forse l’ultimissima lettera scritta da Cristina, ancora capace di reggere una penna, ma per poco. Le missive recapitate alla famiglia successivamente sono scritte da un’altra donna, perché la 18enne non ha più le forze nemmeno per impugnare una penna.

Soprattutto nella lunga lista di indicazioni inviate al padre della ragazza, per consegnare il bottino: una sola persona sola a bordo di una “500 Fiat o 126”, velocità 40 o 50 all’ora, non di più. Un rigoroso percorso da seguire, che partiva da Erba alle 19 “del martedì del 29”, per dirigersi verso Arosio, Lentate, Rovellasca, e poi Lainate, Cantello e ancora verso Como. Ogni Comune rigorosamente elencato, un piano predisposto nei dettagli per controllare che l’uomo non venisse seguito dalla polizia, e per tenerlo d’occhio. Fino a incontrare improvvisamente “un bastoncino con appesi due stracci, uno bianco e uno rosso”. Il segnale, a partire dal quale avrebbe ricevuto altre istruzioni, per consegnare quel miliardo e 50 milioni, che non servì a riportare a casa Cristina.

L’ultimissima lettera è visibilmente scritta da un’altra donna, calligrafia femminile stretta, molto diversa: “Ho tanta paura, sto male e soffoco… Fai presto, voglio rivedervi tutti, non ne posso più….”. Non accadrà mai: il suo corpo, senza vita da tempo, verrà ritrovato il 1° settembre in una discarica a Galliate.