PAOLA PIOPPI
Como

Cristina Mazzotti rapita e uccisa nel 1975, le sue ultime parole: “Caro papà, ho tanta paura, sto male e soffoco”

Le lettere inviate alla famiglia durante la prigionia, e prodotte a processo, riportano a galla l'angoscia di quei giorni

La lettera scritta di proprio pugno da Cristina Mazzotti: la calligrafia è incerta e tremolante, la ragazza stava già molto male

La lettera scritta di proprio pugno da Cristina Mazzotti: la calligrafia è incerta e tremolante, la ragazza stava già molto male

Como, 3 luglio 2025 – A distanza di cinquant’anni, le ultime parole scritte da Cristina Mazzotti durante il suo rapimento, continuano a custodire l’enorme carico di paura e disperazione di quei giorni. Quella di una ragazza di 18 anni sequestrata la notte del 30 giugno 1975, chiusa in una buca sottoterra, e avvelenata, giorno dopo giorno, da una quantità spropositata di sedativi che servivano a consentire a suoi carcerieri di gestirla senza urla e tentativi di fuga, e che hanno portato alla sua morte.

Le lettere scritte da Cristina Mazzotti

L'ultima lettera scritta da Cristina Mazzotti
L'ultima lettera scritta da Cristina Mazzotti

Ieri, durante l’udienza che si è tenuta davanti alla Corte d’Assise di Como, dove sono a processo i tre uomini ritenuti gli esecutori materiali del rapimento avvenuto a Eupilio, in provincia di Como, alla vigilia della chiusura dell’istruttoria, gli avvocati di parte civile della famiglia Mazzotti, Fabio Repici ed Ettore Zanoni, hanno depositato e messo davanti agli occhi dei giudici, le lettere scritte da Cristina durante la prigionia: pochi e semplici fogli, che custodiscono intatti l’angoscia di chi scriveva, e di chi avrebbe dovuto leggere.

“Caro papà, sono stremata”

“Caro papà, mi hanno fatto scrivere le condizioni per il mio riscatto. Sono stremata, aiutami se puoi, fai presto. Ti bacio tanto, saluta la mamma e tutti gli altri”. Ma in quella lettera c’è molto di più: la calligrafia incerta, già fortemente indebolita e tremante, la costrizione. Questa è forse l’ultimissima lettera scritta da Cristina, ancora capace di reggere una penna, ma per poco. Le missive recapitate alla famiglia successivamente, sono scritte da un’altra donna, perché la diciottenne non ce la fa più a impugnare una penna.

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Consegna del riscatto: le indicazioni

Soprattutto nella lunga lista di indicazioni inviate al padre della ragazza, per consegnare il bottino. Con una persona sola a bordo di una “500 Fiat o 126”, velocità 40 o 50 all’ora, non di più. Un rigoroso percorso da seguire, che partiva da Erba alle 19 “del martedì del 29”, per dirigersi verso Arosio, Lentate, Rovellasca, e poi Lainate, Cantello e ancora verso Como. ogni Comune rigorosamente elencato, un piano predisposto nei dettagli per controllare che l’uomo non venisse seguito dalla polizia, e per tenerlo d’occhio. Due pagine di nomi di paesi tra Como e Varese.

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Il segnale: un bastoncino con due stracci

Fino a incontrare improvvisamente “un bastoncino con appesi due stracci, uno bianco e uno rosso”. Il segnale, a partire dal quale avrebbe ricevuto altre istruzioni, per consegnare quel miliardo e 50 milioni, che non servì a riportare a casa Cristina. L’ultimissima lettera, è visibilmente scritta da un’altra donna, calligrafia femminile stretta, molto diversa da quella: “Ho tanta paura, sto male e soffoco… Fai presto, voglio rivedervi tutti, non ne posso più….”. Non accadrà mai: il suo corpo, senza vita da tempo, verrà ritrovato il 1° settembre in una discarica a Galliate.

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