
I dati elaborati dal Centro Studi Sintesi della Cna: il 53% dei fondi destinato a green e istruzione. Penalizzate sanità, infrastrutture per la mobilità sostenibile, sociale. Briciole all’autonomia energetica.
di Luca Balzarotti
"La Lombardia produce il 26% del prodotto interno lordo del Paese. Ha avuto il 13% dei fondi del Pnrr destinati all’Italia: in proporzione è quella che ha ricevuto meno". C’è altro che porta Luca Mocarelli (nella foto), professore di storia economica all’Università di Milano Bicocca, a non promuovere il Piano nazionale di ripresa e resilienza approvato nel 2021 per rilanciare l’economia del post-Covid e approfittare dei prestiti europei a tassi vantaggiosi per colmare ritardi negli investimenti. "È una premessa importante: i 191 miliardi assegnati all’Italia non sono regalati. Solo 70 sono a fondo perduto, gli altri vanno ad aumentare il nostro indebitamento: è un prestito da restituire all’Europa".
Ne valeva la pena?
"Lo vedremo più avanti, ma due aspetti mi lasciano più di un dubbio come si vede già dalla ripartizione dei fondi: il primo è la gestione quasi del tutto centralizzata di questa partita; il secondo la serie di vincoli, di gabbie ed eccessive restrizioni che non consentivano molta libertà nella presentazione dei progetti per cui chiedere i finanziamenti".
Partiamo dalla centralizzazione.
"Parlo per esperienza personale: la partita dei fondi alle università è stata gestita dal ministero".
Istruzione e ricerca è il secondo ambito che ha ricevuto più risorse.
"Sì, ma dobbiamo leggere questi numeri. Sono stati assunti ricercatori a tempo determinato: i soldi per pagarli arrivano dal Pnrr per 36 mesi. Poi? Quante università riusciranno a garantire loro lo stipendio? Quanti rimarranno a casa? Il rischio è di aver creato una fabbrica di disoccupati. Lo stesso vale per i dottorati. Purtroppo il Pnrr non lasciava molta fantasia alle università per accedere ai finanziamenti".
Si aspettava più risorse alla salute e la sanità?
"In questo caso il dato è influenzato dalle “gabbie“ di cui parlavo. Ad esempio, parte dei fondi erano destinati al fascicolo sanitario digitale. La Lombardia, come chi lo aveva già introdotto, non ha potuto accedere a queste risorse".
Essere più avanti nell’innovazione si è rivelato paradossalmente un freno?
"Sembrerebbe proprio così"