
L'operazione è stata messa a segno dalla Guardia di Finanza di Como
Como, 30 luglio 2025 – Dodici indagati e una mega frode di oltre 3 milioni di euro allo Stato usando come “leva” il superbonus del 110 per cento. È l’esito di un’indagine della Guardia di Finanza di Como che hanno ottenuto il sequestro preventivo dei conti correnti su cui erano stati depositati i versamenti e di due ville, nel Comasco e nel Varesotto, da parte del gip di Como. Le indagini, condotte dalla Compagnia di Olgiate Comasco, hanno consentito di individuare un’impresa, operante nel settore dell’edilizia, che risultava aver conseguito un vertiginoso aumento del proprio volume d’affari, in concomitanza all’introduzione dei “bonus fiscali edilizi”, nello specifico del “superbonus 110%”.
Crediti d’imposta
La società, in particolare, aveva dichiarato di aver effettuato un gran numero di ristrutturazioni tra la provincia di Como e Varese, operando, in favore dei committenti, sconti in fattura finanziati interamente con risorse pubbliche. Tali sconti hanno costituito crediti d’imposta per l’impresa comasca che ha proceduto a monetizzarli, per oltre 8 milioni di euro, presso vari istituti di credito.
Il complice
Le attività di polizia giudiziaria, eseguite al fine di comprovare l’effettiva realizzazione delle opere edilizie dichiarate, hanno permesso di evidenziare che numerosi interventi di riqualificazione energetica, benché fossero stati asseverati da un compiacente architetto lecchese, non erano, in realtà, mai stati eseguiti o erano stati realizzati solo in minima parte. Tra l’altro, il meccanismo fraudolento, realizzato anche grazie al partecipe contributo offerto da un commercialista napoletano, non era limitato all’indebita maturazione di crediti fittizi relativi al superbonus 110%, ma prevedeva anche l’utilizzo, da parte della società comasca, di fatture per operazioni inesistenti per oltre 3,3 milioni di euro.

Costi immaginari
Tali false fatture, rappresentative, pertanto, di costi non effettivamente sostenuti, erano preordinate sia ad abbattere il reddito dichiarato dall’impresa che a generare, a suo beneficio, un indebito credito Iva. Il giudice per le indagini preliminari, su richiesta della Procura della Repubblica di Como, ha così emesso un provvedimento di sequestro preventivo per un ammontare di circa 3,1 milioni di euro, pari al valore del profitto in ordine ai reati di “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche”, “falsità ideologica in certificati commessa da persone esercenti un servizio di pubblica necessità” e “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture per operazioni inesistenti”, nei confronti della società e dei principali soggetti indagati.
Le ville sequestrate
Nel corso dell’esecuzione del sequestro preventivo sono stati congelati beni immobili, anche di pregio, tra cui due signorili unità abitative ubicate nella provincia di Napoli e due ville site nelle province di Como e Lecco, per un valore stimato di oltre 1,5 milioni di euro, insieme a liquidità finanziarie pari a circa 250mila euro.