
Il mistero dell’ultraleggero precipitato a Brescia, dall’assenza di scatola nera all’ipotesi dello “stallo a vite”: cosa sappiamo
Resta ancora un mistero la destinazione finale delle vittime a bordo dell’ultraleggero precipitato. Questi velivoli, infatti, volano abitualmente sotto i mille metri di quota e operano fuori dallo spazio aereo controllato. Non essendo obbligati a presentare un piano di volo, è difficile ricostruire con precisione il tragitto compiuto prima dell’impatto. La Polizia Stradale è riuscita a risalire al proprietario del mezzo e al tecnico che se ne occupava solo grazie a un frammento del libretto di manutenzione, uno dei pochi elementi scampati alle fiamme divampate dopo lo schianto.
Sugli ultraleggeri, inoltre, non è prevista la presenza della scatola nera né l’obbligo di comunicare la rotta, come chiarisce anche l’Ente nazionale per l’aviazione civile: questi mezzi, infatti, non ricadono sotto la regolamentazione europee dell’Easa (European union aviation safety agency). Le uniche informazioni tecniche finora disponibili arrivano da un filmato delle telecamere autostradali, che mostra una traiettoria a spirale nei secondi precedenti alla caduta. Un dettaglio che potrebbe indicare quello che si chiama “stallo asimmetrico” del velivolo.