
La raccolta firme dell’associazione Luca Coscioni per la legge sul suicidio assistito
Brescia – Confusione e disparità: sul fine vita, si va in ordine sparso. Il caso di Laura Santi ha riacceso i riflettori su un tema rimasto nel limbo nonostante, già a fine 2018, la Corte Costituzionale avesse sollecitato una norma. Con la sentenza 242/2019, la stessa Corte ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’articolo 580 del codice penale, nella parte in cui non esclude la punibilità di chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di una persona con patologia irreversibile fonte di sofferenze intollerabili, tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale (con modalità di esecuzione verificate da una struttura pubblica del Ssn). L’iter per una legge nazionale è partito, anche se il testo approvato dal Governo ha già sollevato molte critiche. In attesa di una norma, ottenere un diritto giudizialmente garantito e non differibile è un percorso a ostacoli, affidato alla discrezionalità e buona volontà degli operatori e delle strutture.
«Da quando un cittadino presenta la domanda di suicidio medicalmente assistito, dovrebbe esserci una procedura definita, con tempi chiari. La risposta può anche essere no – sottolinea Marzio Remus, della cellula bresciana dell’Associazione Luca Coscioni – ma credo che sia civile che, quando qualcuno si avvicina a una cosa del genere, abbia diritto di avere una risposta in tempi brevi e certi». Trattandosi di un tema sanitario, dovrebbe essere la Regione a definire quanto meno una procedura, se non una legge. Non è un problema astratto: in Lombardia sono state presentate finora 14 richieste e, a inizio 2025, è anche stato autorizzato il primo caso di suicidio medicalmente assistito.
Per colmare questa lacuna, il gruppo consiliare Azione, IV, +Europa, ha presentato un ordine del giorno al consiglio comunale di Brescia, firmato da Francesco Tomasini, Luca Pomarici e Fabrizio Benzoni. «Chiediamo a sindaca e giunta – spiega Tomasini – di chiedere alla Regione un provvedimento disciplinare, per adottare modalità uniformi nel territorio regionale». Inoltre, si chiede di promuovere verso il Parlamento l’adozione della proposta di legge sul fine vita dell’associazione Coscioni, invece del testo base approvato dalle commissioni del Senato. «Una proposta che esclude il Servizio sanitario nazionale – critica Benzoni – è il contrario di ciò che dovrebbe essere».