
Il mistero dell’ultraleggero precipitato a Brescia, dall’assenza di scatola nera all’ipotesi dello “stallo a vite”: cosa sappiamo
È circa mezzogiorno sul raccordo autostradale che collega A21 e A4, vicino a Brescia, chiamato “Corda Molle” a causa della sua forma curva, che ricorda una corda allentata. La giornata è soleggiata e traffico è abbastanza sostenuto. All’improvviso, alle 12.15, un piccolo aereo di colore verde acido compare alla visuale degli automobilisti che viaggiano all’altezza di Alzano Mella: sta precipitando, quasi in verticale, sulla strada. L’ultraleggero – così si chiamano i piccoli velivoli a motore – si schianta sulla carreggiata in direzione del casello, quasi sullo spartitraffico.
L’esplosione è enorme. Pochi secondi prima, in quel punto, sono passati due autocarri. Due auto vengono investite dalle fiamme, ma superano il fuoco. Una terza auto si ferma appena in tempo. Appena dopo lo schianto il mezzo prende fuoco: la colonna di fumo è altissima. Basta poco per intuire le dimensioni della tragedia.
L’ultraleggero era decollato poco prima da Gragnano Trebbiense, in provincia di Piacenza. A bordo c’erano l’avvocato milanese (e pilota) Sergio Ravaglia, 75 anni, e la compagna Anna Maria De Stefano, 50 anni. Entrambi sono morti carbonizzati all’interno dell’abitacolo. Solo per un caso fortuito le vittime non sono molte di più.