
Gigliola Delbono, nonostante siano passati quasi 40 anni dalla morte dell'amata figlia, non intende arrendersi
Brescia – “Ho capito che i giudici aspettano che io muoia per poter chiudere la vicenda senza decidere". Così Gigliola Bono, la mamma di Monia Del Pero, bresciana uccisa dal fidanzato a 19 anni nel 1989, dopo che la Cassazione ha rinviato a luglio 2026, "senza alcuna motivazione ma solo spiegando che si tratta di un rinvio d'ufficio", l'udienza prevista per domani per discutere sulla richiesta che la donna porta avanti da 20 anni: che le famiglie delle vittime di femminicidio vengano riconosciute dallo Stato al pari delle vittime di mafia e terrorismo.

La battaglia
Il fidanzato della figlia venne condannato a 11 anni e otto mesi di cui cinque anni passati in carcere "e il giorno dei funerali era già ai domiciliari" ricorda la donna. E non hai mai risarcito come avrebbe dovuto da sentenza definitiva: "Sono passata da Tar e tribunali e non voglio mollare, ma ho 71 anni e non so quanto ancora vivrò per poter garantire ai familiari delle vittime di femminicidio un trattamento diverso rispetto a quanto accaduto a noi con Monia" racconta Gigliola Bono."Questo rinvio di 13 mesi senza motivo mi fa male. È come se Monia fosse morta ancora una volta. Non lo accetto", conclude.