REDAZIONE SONDRIO

“La sicurezza non si sperimenta: si garantisce”. Sindacati contro il taglio di presidi nelle dighe di alta quota in Lombardia

Critiche alla decisione assunta a fine marzo da Enel Green Power di prevedere un solo operatore al lavoro in provincia di Sondrio, Bergamo e Brescia

Una diga in Valtellina

Una diga in Valtellina

Sondrio, 16 maggio 2025 – “La sicurezza non si sperimenta: si garantisce”. Con queste parole i sindacati tornano a criticare la decisione assunta a fine marzo da Enel Green Power, controllata dell'Enel, di avviare una sperimentazione che prevede il presidio con un solo operatore in alcune dighe di alta quota in provincia di Sondrio, Bergamo e Brescia. “Impianti collocati oltre i 1700 metri di altitudine, dove le condizioni ambientali e operative possono rapidamente diventare critiche”, scrivono i sindacati di categoria Filctem Cgil, Flaei Cisl e Uiltec Uil, secondo cui “anteporre logiche di risparmio a salute e sicurezza è inaccettabile. La sicurezza non si sperimenta: si garantisce”.

I sindacati, prosegue la nota, hanno subito convocato i lavoratori coinvolti, raccogliendo testimonianze che confermano la pericolosità e l'imprevedibilità del lavoro quotidiano in diga, specialmente in caso di maltempo, ma “il confronto con l'azienda non ha portato a un ripensamento”. Da qui la decisione “di coinvolgere le istituzioni locali”.

“In Valle Brembana, la comunità montana, il Bim, i sindaci di Carona e Branzi hanno preso posizione scrivendo a Enel Green Power per chiedere con forza l'immediata sospensione della riorganizzazione”.

Nella lettera - indirizzata anche al Ministero delle Infrastrutture, alla Prefettura, alla Regione Lombardia e ad altri enti - si sottolinea l'esigenza di mantenere un presidio umano H24 con almeno due operatori specializzati per ogni diga d'alta quota, negando qualsiasi autorizzazione a progetti che riducano le guardianie”, sottolineano i sindacati che si stupiscono per il fatto che “questa decisione arrivi proprio nell'anniversario del tragico incidente della centrale di Suviana, in Emilia-Romagna, costato la vita a 7 persone”.

“La gestione delle dighe richiede prontezza, collaborazione e presidio costante. Anche le comunità montane lo sanno bene: contenere le piene e prevenire i rischi idrogeologici - concludono - è oggi più che mai una priorità”.