
Bollettini per escursionisti e di Protezione civile. Viaggio nel centro di Arpa dove si misurano i pericoli
BORMIO (Sondrio)Pericolo moderato. Debole sulle Prealpi Bergamasche e Bresciane. Neve assente sulle Prealpi Varesine e l’Appennino Pavese. L’ultimo bollettino pubblicato dagli esperti del Centro regionale neve e valanghe di Arpa Lombardia che da Bormio, in Valtellina, controlla le montagne suona come un invito a programmare escursioni. "Le condizioni sono buone – rivela Matteo Fioletti, tecnico previsore del Centro –. In base alla scala europea che misura il grado di pericolo, da 1 a 5, è 2 dove è moderato e 1 dove è debole. Ma raccomando la massima prudenza e un’informazione preventiva sulla zona specifica dove si programma l’escursione. La nostra è una media per aree, le condizioni cambiano da un pendio all’altro".
Dal 1° dicembre al 30 aprile, scialpinisti e amanti delle escursioni nella “neve fresca“ aspettano di conoscere il pericolo valanghe. Per loro il bollettino è come una guida con cui hanno familiarizzato: quando la mappa si colora di verde le condizioni sono favorevoli e i pendii con problematiche di stabilità sono pochi, il giallo richiede valutazioni più attente, il rosso la raccomandazione a riprogrammare le uscite. La montagna è analizzata secondo dieci aree omogenee: Retiche occidentali (Valchiavenna, Alto lario), Retiche centrali (Valmalenco, Val Masino), Retiche orientali (Bormio, Livigno e Valfurva), Adamello (Alta Valcamonica), Orobie (Bergamo), Prealpi varesine e lariane (Como e Valsassina), Prealpi bergamasche e bresciane (Iseo, Garda Bagolino) e Appennino pavese. La fotografia è un mix di tecnologia e occhio clinico. "Il bollettino è il risultato di tante informazioni – racconta Fioletti –. Abbiamo 400 stazioni, una cinquantina sono dotate di nivometri e sensori: si trovano nelle zone più significative per l’innevamento, tra i 1.700 metri e i 3.050 del Passo Marinelli (Sondrio). Ogni mattina, alle 8, arrivano i dati su una piattaforma: devono essere validati. Sono trasmessi al Centro sia con segnale internet, sia con onde radio, e sono aggiornati periodicamente. A questi si aggiungono quelli dei rilevatori che escono in loco e realizzano stratigrafie del manto nevoso. La tecnologia e i sensori sono utili, ma non dicono tutto: gli uomini sono importanti. Sia quelli che ogni mattina tra le 8 e le 9 escono nei campetti, situati vicino a comprensori sciistici o dighe, sia quelli che settimanalmente effettuano itinerari con gli sci, in zone dove ci sono condizioni da valutare".
Il bollettino pubblicato sul sito internet di Arpa Lombardia è la parte del lavoro che si vede. Ma, parallelamente, il Centro di Bormio, istituito nel 1956 dopo le valanghe che nel 1951 provocarono morti a Livigno, cura anche un’attività “nascosta“, da 007 della montagna: "Trasmettiamo le informazioni alla Protezione civile regionale in base alle quali, se necessario, vengono emesse le allerte per consentire ai sindaci di prendere le decisioni di sicurezza". A Bormio, nella palazzina a due piani e mansarda dotata di uffici, sale riunioni per i collegamenti a distanza con i meteorologi di Milano, lavorano otto tecnici nivologi qualificati. Con loro collaborano il Collegio guide alpine della regione, il Soccorso alpino della Guardia di finanza, Enel Green Power e la maggior parte dei comprensori sciistici. "Il nostro personale ha una laurea o un diploma scientifico – spiega il tecnico previsore –. Fondamentale è la formazione nivologica. Ogni anno Aineva, l’Associazione interregionale neve e valanghe delle regioni e province autonome dell’arco alpino italiano di cui facciamo parte, eroga dei corsi con esami. Alcuni si tengono qui".
Negli anni il Centro regionale neve e valanghe ha censito anche circa 9.200 siti, scremando i 281 a rischio per case e strade: 97 sono in provincia di Sondrio, 75 nella Bergamasca, 56 nel Bresciano e 53 nel Lecchese. "Abbiamo creato un portale informatico dove ogni valanga è censita e possiede e una carta di identità con estensione e obiettivi sensibili a rischio. Sono monitorate da tecnici nivologi, settimanalmente vengono effettuati test, rilievi fotografici – spiega Fioletti –. Sulla base delle valutazioni raccolte e visualizzate nel dahsboard in carte tematiche e relazioni, entro le 13 viene trasmesso al Centro funzionale monitoraggio rischi di Protezione civile un bollettino di vigilanza valanghe".
L’attività del Centro di Bormio segue l’andamento delle stagioni. Quando arriva la primavera, che in alta montagna non bussa prima di maggio, "monitoriamo le riserve idriche, ovvero “traduciamo“ l’equivalente in acqua del manto nevoso con misurazioni dell’altezza della neve e della sua densità" rivela Fioletti. "Effettuiamo carotaggi con tubi carotatori e ne misuriamo lo spessore con la sonda centimetrata. Quest’anno, anche se il bilancio è ancora parziale, la neve è il 30% in meno dell’anno scorso". In estate, invece, i radar si spostano sui ghiacciai. "Misuriamo estensione e massa su diversi ghiacciai campione, dove vengono svolte attività scientifiche che danno misure precise di ciò che sta accadendo sull’’intero arco alpino".