
Il camoscio ha dimostrato nel corso degli anni una particolare resistenza Rappresenta oggi una delle specie simbolo del Parco nazionale dello Stelvio
Bormio (Sondrio) – Una lotta per la sopravvivenza a duemila metri di quota quella tra camosci e cervi, in competizione tra di loro per assicurarsi il cibo che spesso, complice il cambiamento climatico, non è così abbondante in quota. Nel corso del XX secolo, il Parco Nazionale dello Stelvio ha visto scomparire molte specie di grandi mammiferi a causa della pressione antropica, della distruzione dell’habitat e delle guerre.
Cambiamento climatico e competizione specie
Cervo e stambecco hanno rischiato l’estinzione, mentre lupo e orso sono completamente scomparsi dalle Alpi. Il camoscio, invece, ha dimostrato negli anni una particolare resistenza e grazie alla sua presenza ininterrotta sul territorio, rappresenta oggi una delle specie simbolo del Parco. Adesso però le cose per questo animale che è uno dei simboli delle Alpi stanno cambiando in peggio: il cambiamento climatico e la competizione con il cervo, che si sta spostando sempre più in quota nei siti vitali del camoscio, ne stanno oggi mettendo a rischio la sopravvivenza.
Declino delle popolazioni di camoscio
Studi recenti svolti nel Parco hanno infatti mostrato un declino della sua densità di popolazione, durante gli ultimi anni. In particolare a metà degli anni ’90, la popolazione di cervo del Parco Nazionale dello Stelvio ha raggiunto densità elevate, mentre quella di camoscio ha iniziato il suo declino. Grazie a un’indagine su dati trentennali raccolti dal personale del Parco, i ricercatori hanno ipotizzato un impatto negativo del cervo sul camoscio attraverso un meccanismo di competizione interspecifica.
Piano di gestione del cervo
Attualmente nel settore lombardo del Parco i censimenti annuali stimano oltre 1.400 camosci. Nel settore trentino del Parco Nazionale dello Stelvio, anche per proteggere questo ungulato è stato approvato il "Progetto cervo 2022-2026", divenuto operativo a partire dall’anno successivo, che prevede l’abbattimento entro il 2028 di 1.500 animali. Gli abbattimenti rientrano nel "Piano di conservazione e gestione del cervo", nel quale i cacciatori sono coinvolti direttamente. Il progetto mira a "ridurre squilibri ecologici che le consistenti popolazioni di cervo arrecano agli ecosistemi, dalla rinnovazione del bosco, alle altre specie, e ai danni causati alle attività umane d’interesse economico".