GUIDO BANDERA
Cronaca

Delitto di Garlasco, il giudice che condannò Stasi contro Nordio: “Dice stupidaggini”

Il ministro aveva definito “irragionevole” la pronuncia della Suprema Corte: la piccata risposta dei magistrati. Intanto il genetista Marzio Capra evidenza “alti rischi di contaminazione sulle impronte rilevate a casa Poggi”

Sopra, Alberto Stasi, condannato per l’omicidio. A destra, Andrea Sempio, indagato

Sopra, Alberto Stasi, condannato per l’omicidio. A destra, Andrea Sempio, indagato

Garlasco (Pavia) – In assenza di un punto fermo su sangue e Dna, che potrà arrivare soltanto dall’incidente probatorio nella nuova inchiesta su Andrea Sempio, ogni aspetto del delitto di Garlasco ritorna in discussione. Come se si fosse ancora al 13 agosto 2007, quando nella villetta di via Pascoli venne trovato il cadavere di Chiara Poggi, massacrata a 26 anni con un oggetto pesante e lasciata cadere nel vano scala della taverna. A sostenere, indirettamente, la posizione della difesa di Alberto Stasi, il fidanzato di Chiara condannato a 16 anni in abbreviato per omicidio, è stato in diretta tivù il ministro della Giustizia Carlo Sordio. Che ha definito “irragionevole” la sentenza negativa dopo due gradi di giudizio finiti con l’assoluzione, “senza aver celebrato un nuovo processo”. Nordio ha precisato che non ci saranno “conseguenze” per i magistrati, una quarantina, che hanno giudicato nei cinque gradi l’ex bocconiano.

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Andrea Sempio, nuovo indagato per l'omicidio di Chiara Poggi

Le reazioni

Non si consola di questa assicurazione Maurizio Fumo, il presidente del collegio della Suprema corte che nel 2015 condannò Stasi. “Il ministro Nordio dice stupidaggini – attacca senza mezzi termini – e mi pare riprovevole la spettacolarizzazione che sta facendo di questo caso”. “Mi aspettavo la riapertura della vicenda 10 anni dopo? Assolutamente no, mi ero dimenticato di quella sentenza e ora provo molto stupore per quello che sento”, aggiunge.

Reagisce anche l’Associazione nazionale magistrati. Non è “né irragionevole né irrazionale” che una sentenza di assoluzione “venga riformata”. Così come non convince sostenere che “la regola di giudizio ‘dell’oltre ogni ragionevole dubbio’ si trasformi in un ostacolo insormontabile per il solo fatto che vi sia stata... una sentenza di assoluzione”, dice il segretario dell’Anm Rocco Maruotti.

In Parlamento

Le posizioni di Nordio vengono accolte con favore dalla difesa di Stasi, meno dall’opposizione in Parlamento. “Il suo commento delle sentenze non è solo inopportuno, ma irresponsabile”, attacca il capogruppo di Avs in Commissione giustizia alla Camera, Devis Dori. Lo scrittore Maurizio De Giovanni si chiede invece “se Stasi sia stato colpevole oltre ogni ragionevole dubbio”. Una risposta affermativa arriva proprio dalla Cassazione del 2015, per cui Stasi “non merita alcuna attenuante”.

Un nuovo ostacolo

Ciò che oggi conta, ai fini dell’inchiesta, è stabilire, però, quali reperti possano fornire elementi nuovi su cui costruire un’accusa che possa reggere in un eventuale giudizio contro Andrea Sempio, l’amico del fratello di Chiara. E nell’analisi scientifica si presenta agli inquirenti un nuovo ostacolo. Le sessanta impronte rilevate dal Ris di Parma nel 2007, attraverso l’uso di polveri e adesivi, all’interno della villetta di via Pascoli a Garlasco sono a “forte rischio contaminazione”. Lo scopo di quei prelievi, infatti, non era un’analisi genetica, ma l’acquisizione dell’immagine per un confronto. Oggi invece si dovrà leggere ogni traccia biologica, in particolare, l’impronta 10, sul lato interno della porta d’ingresso, che non appartiene né a Stasi, né a Sempio, ma potrebbe aprire scenari diversi sulla dinamica se si isolasse un Dna della vittima o di altro soggetto. Un compito in salita, se – come sostiene il genetista Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi – “sui para-adesivi c’è un forte rischio contaminazione: non avendo utilizzato pennelli singoli per evidenziare ciascuna traccia, non si può escludere che ci sia stato un ‘trasferimento’ di materiale”.

L’impronta 33

Dubbi anche sull’impronta 33, attribuita a Sempio, trovata sulla parete della scala dove si trovava il corpo, che nel 2007 non rivelò sangue. Non si potrebbe più esaminare: “L’intonaco grattato è andato interamente consumato nel tentativo di trovare del Dna che comunque non sarebbe stato databile”, ancora Capra. Allo stato, l’inchiesta “non sembra introdurre elementi forti e nuovi” tali da “aver la forza di cambiare lo scenario”, conclude l’ex capo dei Ris, il colonnello Giampiero Lago”.