Finché non tocca a noi, le politiche di Trump ci paiono lontane, anche tremende ma pur sempre lontane, boutades di un presidente umorale o comunque imprevedibile. Finché non tocca a noi, il restringimento dei diritti che si sta svolgendo sotto i nostri occhi europei ci colpisce, ci indigna, ma non ci preoccupa poi troppo. Se l’amministrazione Trump deporta gli immigrati irregolari a El Salvador, è fastidioso ma che possiamo farci? Se i funzionari di frontiera respingono o addirittura detengono i turisti o lavoratori perché hanno espresso opinione non gradite, beh, per un po’ non si andrà negli Stati Uniti. Ma che accade se il diktat non colpisce solo “loro” ma anche “noi”, come sta succedendo a tanti italiani, tra cui un milanese che ha accettato di parlarci, studenti e ricercatori di Harvard? Accade che, per interposta persona, tocchiamo con mano gli effetti dell’attuale indebolimento dei diritti, un movimento che – nel mondo occidentale – ha preso il via negli Usa, come spesso accade per i fenomeni che poi finiscono per attraversare l’oceano e arrivano in Europa. Tocca a a noi, da questa parte dell’Atlantico, fare resistenza.
Editoriale e CommentoFinché non tocca a noi